Valgatara: dove la Valpolicella mette in mostra il meglio di sé
Natura, coltivazioni, splendidi paesaggi. Con una grande quercia...
Tutta la bellezza della natura e dell’architettura della Valpolicella racchiusa in un unico itinerario: Valgatara, poco prima di Marano, offre diverse opportunità per gli amanti della natura, e le passeggiate si diramano tra le colline con itinerari adatti a sportivi, ciclisti e viandanti in compagnia dei loro cani.
Attrezzati con scarpe da trekking e una scorta d’acqua, prendiamo la strada che da San Floriano porta verso Marano. Incroceremo, poco prima della chiesa del paese, i cartelli con le indicazioni per raggiungere monte Sant’Urbano e la frazione di Pianaura. Qui si potrà parcheggiare l’auto per dirigersi a piedi lungo il percorso, che si inoltra tra i vigneti e boschi attraversando una bella contrada. Nei pressi della villa che include una piccola chiesetta, vedremo i cartelli che indicano gli itinerari da percorrere, tutti ben segnalati. Ci dirigiamo verso monte Sant’Urbano, lungo un tratto pianeggiante e piacevole. Qui i terreni coltivati si alternano a macchie di bosco e olivi, creando un ambiente ricco di biodiversità, come confermano anche i piccoli mammiferi, anfibi e uccelli che si potranno incrociare o sentire camminando. Raggiunta una casa immersa nei vigneti, la lasciamo alla nostra sinistra per proseguire costeggiando le pendici della collina.
Si raggiunge così, dopo alcune centinaia di metri, il monumento naturale più affascinante di questo itinerario: si tratta della bellissima “quercia sacra”, un esemplare di roverella particolarmente amato e caro agli abitanti della frazione di Pianaura. Questa pianta predilige i terreni calcarei e in Valpolicella è diffusa tra i 150 e i mille metri di quota. Non tutti sanno che spesso, nel terreno sotto alle roverelle, si trovano i tartufi, che vivono in simbiosi con le sue radici. Di sicuro è noto, invece, come questa pianta abbia un grande valore simbolico e religioso presso tutti i popoli europei, e rappresenti universalmente l’emblema della forza: basti pensare che la quercia era sacra a Zeus in Grecia, a Donar tra i Germani, e che la clava di Ercole era, appunto, un ramo di questo albero.
Qui, come in altre zone della Valpolicella, anche i sentieri più piccoli e stretti sono costeggiati dalle marogne, i muretti a secco creati con pietre in perfetto ordine e frequentemente a lisca di pesce, che sostengono i terrazzamenti su cui sono disposti frutteti, uliveti e filari di viti.
Proseguendo, il panorama sulla Valpolicella è sempre più suggestivo, e in base al tempo a disposizione si potrà camminare fino a raggiungere le diverse frazioni in direzione di San Pietro in Cariano. L’itinerario è tranquillo, le macchine sono assenti e il silenzio è rotto solo dai rumori provenienti dai campi. Per gli appassionati di vini la zona è perfetta: sono molte le piccole aziende sparse sul territorio, con possibilità di fare una sosta e una degustazione.
Osservando i vigneti e le colline circostanti è facile comprendere la giusta fama di cui gode questa zona della Valpolicella: si tratta sicuramente di uno dei paesaggi più dolci di tutto il territorio veronese.
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