A cavallo di due valli sui monti delle Anguane
In quella zona collinare che precede i monti Lessini e che si sviluppa tra la Valpantena e la Valpolicella, percorrendo il territorio appena a nord del Comune di Verona, si possono scoprire innumerevoli percorsi dove la storia, l’architettura, l’ambiente naturale si fondono con armonia, trasformandosi in luoghi evocativi e attirando al tempo stesso sportivi e viandanti, a due o quattro zampe, desiderosi di tranquillità.
In quella zona collinare che precede i monti Lessini e che si sviluppa tra la Valpantena e la Valpolicella, percorrendo il territorio appena a nord del Comune di Verona, si possono scoprire innumerevoli percorsi dove la storia, l’architettura, l’ambiente naturale si fondono con armonia, trasformandosi in luoghi evocativi e attirando al tempo stesso sportivi e viandanti, a due o quattro zampe, desiderosi di tranquillità.
Siamo proprio alle porte della città, nel territorio compreso tra i Comuni di Negrar e Grezzana: si arriva quindi da più strade, ma forse la meno frequentata e conosciuta è quella che troviamo uscendo dalla Sp6 a Grezzana (zona industriale, direzione Bosco Chiesanuova) e procedendo poi verso Stallavena e Alcenago, sviluppata in tante piccole contrade disseminate su un territorio collinare.
Superata la frazione di Vigo, grazioso borgo dal quale si gode un bel panorama sulla Valpantena, ci si dirige verso Monte Comun. Si arriva a un incrocio: proseguendo dritti si scende verso Montecchio, girando a destra si va verso Negrar e Sant’Anna d’Alfaedo. E proprio qui si trova una bacheca che illustra i diversi percorsi, contraddistinti da differenti colori e di lunghezza variabile. Percorrendo ciascuno di questi sentieri ci si imbatte in contrade storiche, sorgenti, chiese, lavatoi, fontane, capitelli, vasche, ville e anche aziende agricole dove si può pianificare una sosta.
Chi ha voglia di camminare lontano dalla strada può parcheggiare qui l’automobile e addentrarsi nel bosco, lungo un sentiero sicuramente ben segnalato dal Cai, a tratti piuttosto ripido: in questa zona è facile trovare amanti di mountain bike e motociclisti. Se invece si sceglie di proseguire, in auto o a piedi, sulla strada asfaltata, si troveranno comunque poche automobili e semmai molti ciclisti.
In entrambi i casi si cammina immersi in un fitto bosco di rara bellezza: i faggi fanno ombra a un sottobosco ricco di fiori e di arbusti, un vero paradiso per gli amanti della fotografia naturalistica specialmente in primavera. Poco dopo gli alberi si diradano e si intravedono i prati: la vista ricomincia a spaziare quando si giunge al Monte Comun. Siamo in una zona ricca di sorgenti, come dimostra anche la mappa incrociata al primo bivio. E come ricorda anche un piccolo cartellone di legno a lato della strada, in questa zona è stata localizzata un’area di culto delle Anguane, ninfe benefiche e curatrici da sempre legate all’acqua, che amano ripararsi tra le grotte e le sorgenti che sgorgano nei boschi.
A testimoniare questo antico culto ci sono un toponimo, che individua la cosiddetta Sengia delle Anguane, ma anche la sorgente “sette fonghi”, che forniva l’acqua ai molini di Alcenago. Monte Comun si distingue immediatamente come luogo ricchissimo di conche e doline, imbuti carsici inghiottiti di acque. E il suo nome richiama l’acquisto che fu fatto da parte del Comune di Negrar nel 1626, per concedere l’area in affitto a rotazione agli abitanti del luogo.
Questa parte di strada lascia spazio poi a un percorso sterrato che appartiene al sentiero europeo E5, che congiunge il lago di Costanza col Mediterraneo. Uno degli itinerari possibili è quello che collega le frazioni Villa, Quena, Dosso, Monte Comun a Negrar, tra piccole chiesette e straordinarie ville che conservano ancora il fascino di una volta. Ma per queste escursioni servono tempo e allenamento, e di sicuro una buona attrezzatura da trekking.
Certo, in alcuni tratti di percorso la fatica sarà ripagata con scorci bellissimi sui vigneti circostanti e, nelle giornate particolarmente limpide, la vista si potrà spingere fino al lago di Garda. Inoltre queste dolci colline furono teatro di importanti eventi storici: tra questi territori pieni di vita e di bellezza non si trascura la memoria di fatti sanguinosi che videro purtroppo il sacrificio di giovanissime vite. Da molti anni, ormai, sulla cima di Monte Comun, vengono organizzate dall’Associazione volontari della libertà di San Massimo in collaborazione con i due Comuni le cerimonie che rievocano una data storica della Resistenza veronese, il 17 settembre 1944, quando proprio qui avvenne lo scontro a fuoco tra 170 soldati fascisti e nazisti e 15 giovani partigiani, 5 dei quali morirono: l’ebrea Rita Rosani, medaglia d’oro al valor militare; Dino Degani, medaglia d’argento, e tre partigiani, ricordati solo con il loro nome di battaglia (Selva, Gallo e Orso).
Riprendendo il cammino verso il bivio dal quale siamo partiti, a piedi o in automobile, vale la pena fare una deviazione quando la strada incrocia via Faldere. Si arriva a una contrada deliziosa: case antiche, piccoli orti e angoli che traboccano di fiori, pergole con tavolini e sedie perfetti per una breve sosta e per i picnic primaverili. Qui il tempo sembra essersi fermato, e lo sguardo può perdersi tra i prati e vigneti circostanti fino ai boschi in lontananza, sulle colline e montagne attorno.
Di ritorno, si può scendere di nuovo passando per Alcenago o in alternativa imboccare la strada in direzione opposta, arrivando a Montecchio. In entrambi i casi si troveranno piccole locande o bar dove consumare uno spuntino e dove anche il nostro cane sarà senz’altro il benvenuto.