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L’alta Valpantena regala paesaggi e leggende

Tra le colline che circondano Grezzana si snodano sentieri per tutti i gusti: facili da percorrere, immersi nel bosco e quindi particolarmente freschi, ma anche stretti e tortuosi, ideali per gambe e zampe particolarmente allenate. Ma si potranno anche scoprire angoli ricchi di suggestione che aprono finestre interessanti su molti capitoli della storia di questa zona...

Parole chiave: Stallavena (2), A spasso con il cane (85), Valpantena (8), Grezzana (5), Silvia Allegri (50)

Tra le colline che circondano Grezzana si snodano sentieri per tutti i gusti: facili da percorrere, immersi nel bosco e quindi particolarmente freschi, ma anche stretti e tortuosi, ideali per gambe e zampe particolarmente allenate. Ma si potranno anche scoprire angoli ricchi di suggestione che aprono finestre interessanti su molti capitoli della storia di questa zona.
Si può prendere come riferimento il paese, nel cuore della Valpantena, e come base di partenza la piazza centrale di Grezzana, piazza Ederle, tra l’altro recentemente ristrutturata e dove, di fronte alla chiesa, si sono trovati i resti di una necropoli di epoca tardoromana. Dal paese, seguendo le indicazioni, o lasciandosi guidare semplicemente dalla curiosità, si potranno esplorare diversi luoghi suggestivi: se si percorrono poche centinaia di metri, le strade sono spesso sterrate e comunque poco percorse.
Siamo ai piedi del Parco regionale della Lessinia e in una zona ricchissima di biodiversità. Ma guardando all’insù, in direzione di Stallavena e Alcenago, non possono non saltare agli occhi le numerosissime cave e gallerie nella roccia: questa parte di montagna è stata sempre sfruttata per l’estrazione di marmo. Lasciandosi alle spalle Grezzana e proseguendo verso la frazione di Stallavena lungo il percorso del progno, oltrepassato il capitello e la rotonda dove termina il capoluogo e inizia la frazione, poco dopo si arriverà alla strada che conduce al Riparo Tagliente, uno dei siti paleolitici più importanti dell’Italia settentrionale. L’origine del riparo, frequentato da più di 60mila anni, è attribuibile alla deviazione del torrente che scorre nelle immediate vicinanze. Qui gli studiosi hanno rinvenuto depositi preistorici ben conservati, tra cui frammenti di ossa e manufatti in selce oggi conservati presso il Museo di Storia Naturale di Verona.
Andando invece a sinistra, poco prima della strada che conduce ad Alcenago, si potrà percorrere la bella strada sterrata, un po’ in pendenza ma senza particolari difficoltà, verso la sommità della collina. Dopo alcuni tornanti si passerà davanti al sentiero che porta alle Grotte di Falasco, recentemente messo in sicurezza con una staccionata di legno. In questo luogo, di proprietà privata ma visitabile per il pubblico previo appuntamento (chiamare gli uffici del Comune), è stata ristrutturata la torre del castello che fu costruito nel XII secolo dalla famiglia Turrisendi in un luogo strategico: dalla cima di queste rocce e dalla sommità della torre si possono controllare tutti i movimenti a valle. Nel Seicento il castello divenne rifugio prima di Francesco Falasco, un piccolo possidente della Valpantena costretto a rifugiarsi nelle grotte intorno dopo aver perso i suoi beni, e poi di Paolo Bianchi, denominato dall’abate Caliari “il Falasco”, un bravo (per usare un termine manzoniano) o più semplicemente un brigante, alla corte dei conti Giusti, che organizzò il rapimento di Angiolina di Poiano. E questa è solo una delle numerose leggende che ruotano intorno alle figure dei ricchi possidenti e dei briganti di un tempo e che sono tuttora oggetto di affascinanti ricerche.
Ripercorrendo la strada sterrata in discesa, giunti in fondo si può andare a scoprire un altro luogo particolarmente interessante, poco conosciuto dal pubblico degli adulti, e meta invece di molte gite scolastiche: Archeoland Lupo Azzurro, il parco-museo in via Tessare, località Sengio. Qui vengono organizzate tutto l’anno attività didattiche rivolte ai più piccoli, ma una visita al parco, magari in giorni della settimana lontani dal weekend e su appuntamento, può essere una bella esperienza per imparare interessanti dettagli sulla vita in queste zone nel periodo preistorico.
Torniamo quindi di nuovo verso la nostra auto. Imboccando via Madonnina, la strada comincia a salire e a inoltrarsi nel bosco. Da qui, per chi ha le gambe buone, sarà piacevole percorrere il sentiero che conduce alla località Casevecchie, dove la strada asfaltata prosegue poi per Montecchio, collegandosi a quella che invece sale da Avesa. In alternativa, si potrà percorrere un tratto di strada in automobile, e scendendo poi in località Casevecchie proseguire in uno dei sentieri che si immergono nei boschi e prati circostanti. Arrivati sulla sommità della collina il paesaggio è incantevole e nelle giornate serene e senza foschia si potrà osservare chiaramente il profilo del Garda.

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