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Una ricerca sui mille motivi che inducono a cambiare Paese

Gabriele Del Grande
Il secolo mobile. Storia dell’immigrazione illegale in Europa
Mondadori
Milano 2023
pagg. 624 - Euro 25

Una ricerca sui mille motivi che inducono a cambiare Paese

Non è un giornalista, Gabriele Del Grande, e non appartiene al mondo delle università; però ha scritto uno dei testi più interessanti sul fenomeno delle migrazioni. Il secolo mobile. Storia dell’immigrazione illegale in Europa è una imponente ricerca che in oltre 600 pagine spiega le vicende e le motivazioni che da sempre spingono moltitudini di esseri umani a voler cambiare Paese. Articolato in dieci capitoli preceduti da due antefatti e conclusi da un’appendice, il volume fornisce dati e statistiche sulle ingiustizie subite dagli immigrati, sulle norme varate nel corso di 120 anni dai Paesi del Vecchio Continente per contrastare l’emigrazione illegale, sul Mediterraneo divenuto un cimitero di donne e uomini fuggiti dal Bangladesh, dalla Nigeria, dal Mali, dal Pakistan.
In tale contesto, Del Grande racconta episodi poco conosciuti come quelli legati al mezzo milione di reduci dell’Armée d’Afrique francese e del British Indian Army che combatterono in Europa e che, al termine della Grande Guerra, furono rispediti nelle colonie d’origine, con l’eccezione di un contingente di 25mila africani dislocati, a partire dal marzo del 1920, nei territori tedeschi occupati a ovest del fiume Reno, divenuti oggetto di una campagna razzista “promossa da un singolare cartello di militanti di estrema destra, leghe femministe e rispettabili giornalisti del mondo progressista anglosassone”.
Del Grande, arrestato il 9 aprile 2017 in Turchia, vicino al confine con la Siria, nel corso di un’intervista a un disertore dell’Isis e liberato il successivo 24 aprile grazie a una campagna di mobilitazione in Italia e all’interessamento del ministero degli Esteri, con questo suo poderoso lavoro ricorda a tutti i lettori alcune semplici verità: che il concetto moderno di un passaporto multidestinazione emesso solo dalla nazione a cui appartiene il portatore risale all’incirca al 1880 (prima, dunque, si viaggiava senza permessi e senza lasciapassare); che l’immigrazione di massa è un fenomeno epocale, alimentato dalle diseguaglianze socio-economiche tra Paesi ricchi e Paesi poveri; che nella grande maggioranza dei casi l’emigrazione non è una scelta, ma una necessità dettata dalla ricerca della sicurezza o della sopravvivenza; che aiutare i migranti “a casa loro” vuol dire creare o favorire le condizioni perché possano restare sicuri “a casa loro”; che “il sistema dei visti concepito dal regime di Schengen negli anni Ottanta per impedire ai ceti popolari delle ex colonie e dei Paesi poveri di raggiungere l’Unione Europea – se non nella misura della manodopera strettamente necessaria, adeguatamente selezionata e soltanto per brevi periodi – non ha funzionato”.

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