Sviluppo sostenibile e cultura della pace prendono strada con la bicicletta
Sarà che ha due ruote, ma la bicicletta presenta sempre un che di doppio. È evidente, per esempio, che può significare duro lavoro o sano divertimento. Ancor di più, la bicicletta è stata candidata più volte al premio Nobel per la pace e deve le sue principali innovazioni tecniche alle industrie belliche (soprattutto americane, francesi e italiane, con i nostri Bersaglieri ciclisti creati nel 1898)...
Sarà che ha due ruote, ma la bicicletta presenta sempre un che di doppio. È evidente, per esempio, che può significare duro lavoro o sano divertimento. Ancor di più, la bicicletta è stata candidata più volte al premio Nobel per la pace e deve le sue principali innovazioni tecniche alle industrie belliche (soprattutto americane, francesi e italiane, con i nostri Bersaglieri ciclisti creati nel 1898).
Il doppio è evocato spesso con i duelli che, tra i campioni sportivi, non si limitavano alle gare: tra il carismatico Moser e l’irriverente Saronni, tra il genuino Bartali e il discusso Coppi, tra il cristallino Binda e l’impetuoso Girardengo. Quest’ultimo è protagonista anche di un’altra situazione di doppio, resa famosa dalla canzone Il bandito e il campione di De Gregori.
Il campione è ovviamente Girardengo (1893-1978), mentre il bandito è un certo Sante (1899-1979), il cui cognome – per rimanere in tema di doppiezze – è per alcuni Pollastro e per altri Pollastri. La cronaca dice che erano compaesani, avevano un amico in comune, si incontrarono una volta dietro le quinte di una gara su pista a Parigi (per la gioia del bandito e l’imbarazzo del campione). La leggenda li vuole amici fraterni, accomunati dalla bici ma divisi dal suo utilizzo: e così si scopre che partendo dalla stessa città (Novi Ligure) e dallo stesso avversario (la fame), con lo stesso mezzo si può diventare grandissimi campioni o pericolosi banditi.
Dentro tutto questo gioco di doppi, la bicicletta non poteva che avere due Giornate mondiali, dalla storia e dai toni molto diversi. Volutamente fuori da ogni istituzionalità, dagli anni Sessanta alcuni festeggiano il Bicycle day ogni 19 aprile: un modo per ricordare il primo giro in bici sotto l’effetto psichedelico dell’Lsd, compiuto nel 1943 per le strade di Basilea dal chimico Albert Hofmann (colui che cinque anni prima l’aveva sintetizzato).
Nel 2018 le Nazioni Unite hanno fissato la Giornata mondiale della bicicletta il 3 giugno: un’occasione per sottolineare il contributo che essa offre allo sviluppo sostenibile e alla cultura della pace, oltre che per richiamare gli Stati a investire sulla mobilità integrata e sulla sicurezza stradale. Da una parte, quindi, la bicicletta è la scusa per affermare come l’Lsd accentui la creatività, faccia uscire dal proprio ego e dalla realtà; dall’altra per rilanciare la dichiarazione Onu per cui “la bicicletta stimola la creatività e l’impegno sociale e offre al suo utilizzatore una coscienza immediata dell’ambiente locale”.
Un’affermazione che, proprio in un gioco di doppio, appare speculare ovvero uguale ma rovesciata. Qualcosa di doppio ognuno lo ritrova pure dentro di sé; una sorta di due ruote che ci pongono davanti a una duplice scelta: aspettare rassegnati la rottura o crescere in una prospettiva di integrazione. D’altronde come diceva Einstein, che sul sellino ha macinato tanti chilometri e grandi riflessioni: «La vita è come una bicicletta. Si deve avanzare, per non perdere l’equilibrio».
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