Una giornata particolare
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Non c’è peggior sordo di chi non capisce i problemi che dà l’ipoacusia

David Smith è uno dei pallavolisti più forti al mondo, con una combinazione di nome e cognome tra le più diffuse al mondo e caratteristiche molto comuni per un giocatore di quel livello, tra cui piccoli pendagli sempre alle orecchie; i suoi sono solo un po’ particolari perché apparecchi acustici...

Parole chiave: Una giornata particolare (117), Luca Passarini (100)

David Smith è uno dei pallavolisti più forti al mondo, con una combinazione di nome e cognome tra le più diffuse al mondo e caratteristiche molto comuni per un giocatore di quel livello, tra cui piccoli pendagli sempre alle orecchie; i suoi sono solo un po’ particolari perché apparecchi acustici. Alle prese con difficoltà uditive fin dalla nascita, non ha voluto ascoltare i suoi limiti, i “poverino”; ma ha sentito bene i suoi sogni e li ha inseguiti. Ha schiacciato a terra e buttato oltre la rete ogni imbarazzo legato a questo deficit che colpisce sempre più persone, ma che si scontra contro un muro e una non ricezione culturale.
Per questo dal 2007 l’Organizzazione mondiale della sanità propone ogni 3 marzo la giornata mondiale dell’udito. Tanti i motivi e le tipologie di ipoacusia (indebolimento o perdita dell’udito) che colpisce circa il 12% della popolazione mondiale, con quasi il 15% di giovani-adulti e il 40% degli anziani, che diventa il 90% per gli over 80. Se all’avanzare dell’età il deterioramento è naturale, più attenzione occorre avere per i giovani i quali sono oggi ancora più a rischio per l’esposizione prolungata ad ambienti o strumenti parecchio rumorosi.
La tempestività di diagnosi e di trattamento è fondamentale: lo screening neonatale può scongiurare un ritardo nello sviluppo cognitivo del linguaggio, l’osservazione in età scolare (soprattutto di fatiche nella socializzazione e nell’apprendimento) può aprire la strada a rimedi efficaci. A rendere più complessi gli interventi – a tutte le età – sono la poca informazione e la ritrosia.
Per percentuali così alte di disagi, ancora troppo poche sono le persone che accolgono il sostegno dato in particolare da apparecchi acustici sempre più piccoli e tecnologici. Gli esperti spiegano che chi è affetto da deficit uditivo è oggi trattabile in modo soddisfacente, ma vive un forte pregiudizio – da parte sua e da parte degli altri – che lo vogliono sempre distratto e incapace di comprensione. Questo lo spinge spesso a minimizzare e trascurare l’ipoacusia fino all’insorgere di effetti molto negativi come l’isolamento, la depressione, il graduale deterioramento delle facoltà cognitive.
Ben vengano allora la “normalizzazione” vissuta da David Smith o dalla modella norvegese Carola Insolera, apprezzata anche per attenzione e capacità di ascolto, pur non potendo contare sul buon funzionamento del canale uditivo; o ancora dal cantautore Caparezza che, con la sua tipica ironia, non ha avuto paura di parlare del proprio acufene (disturbo uditivo che porta a percepire continui rumori), dedicandogli pure la canzone Larsen.
D’altra parte, l’uomo ha sempre vissuto questo campo come una sfida. Sa di essere chiamato all’ascolto (Zenone di Cizio diceva che non per niente abbiamo due orecchie e una sola bocca), ma anche di avere molti possibili ostacoli nel realizzarlo (già i latini riconoscevano che non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire), che si tratti di ascoltare gli altri o se stessi, di affrontare ostacoli fisici o esistenziali.

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