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Itinerario di catechesi e preghiera per chi sperimenta situazioni di fatica e sofferenza

di REDAZIONE

Curato dall’équipe dei ministri della consolazione, si svolge in tre luoghi mariani

Parole chiave: Percorsi (2), Chiesa (186), Famiglia (55)
Itinerario di catechesi e preghiera per chi sperimenta situazioni di fatica e sofferenza

di REDAZIONE

Nuova serie di appuntamenti con la preghiera Effatà, la proposta diocesana curata dall’équipe dei ministri della consolazione in tre differenti luoghi della provincia. Si tratta di un percorso di catechesi, evangelizzazione e preghiera a partire dalle necessità concrete delle persone, dal disagio che ciascuno vive: familiare, personale, relazionale… dalle sofferenze umane a 360 gradi.

A ospitare questi momenti nei mesi di maggio e giugno saranno il santuario Madonna di Lourdes a Verona, sulle Torricelle (12 e 26 maggio; 9 e 23 giugno), la parrocchia di Madonna del Popolo a Villafranca (14 e 28 maggio; 11 e 25 giugno) e il Santuario di Madonna della Salute a Porto di Legnago (21 maggio, 4 e 18 giugno, 2 luglio). Ogni incontro inizierà alle 18.30 per dare modo a tutti di fare rientro nelle proprie case prima del coprifuoco, qualora questa norma dovesse protrarsi anche nei prossimi mesi.

Pur essendo serate aperte a tutti, la preghiera Effatà è rivolta in modo particolare a chi sente il bisogno di una Parola o di un intervento di Dio nella sua vita, per lenire le ferite, fisiche e tante volte di altra natura. È allo stesso tempo un’occasione per avvicinare una fetta enorme di persone in balìa di sé stesse o sganciate dalle consuete proposte pastorali. Significativo è il nome dell’iniziativa, “Effatà” appunto, che è la parola che Gesù pronuncia nel Vangelo di Marco per guarire il sordomuto. Un termine che significa letteralmente “apriti”, che riassume in sé “tutta la missione di Cristo”.

Una magnifica spiegazione a tal proposito la diede papa Benedetto XVI nel 2012: «Quel sordomuto, grazie all’intervento di Gesù, “si aprì”; prima era chiuso, isolato, per lui era molto difficile comunicare; la guarigione fu per lui un’“apertura” agli altri e al mondo, un’apertura che, partendo dagli organi dell’udito e della parola, coinvolgeva tutta la sua persona e la sua vita: finalmente poteva comunicare e quindi relazionarsi in modo nuovo», osservò l’allora Pontefice. «Ma tutti sappiamo – proseguì – che la chiusura dell’uomo, il suo isolamento, non dipende solo dagli organi di senso. C’è una chiusura interiore, che riguarda il nucleo profondo della persona, quello che la Bibbia chiama il “cuore”. È questo che Gesù è venuto ad “aprire”, a liberare, per renderci capaci di vivere pienamente la relazione con Dio e con gli altri».

In ogni appuntamento di Effatà si parte dalla celebrazione dell’Eucaristia che comprende una catechesi specifica. Al termine viene proposta una mezz’ora di adorazione eucaristica guidata e a seguire la preghiera di intercessione e guarigione. Poi, chi lo desidera, può ricevere una benedizione personale con l’imposizione delle mani o qualche altro segno particolare. «È una struttura nata dall’esperienza – spiega don Silvio Zonin, coordinatore dell’équipe diocesana dei ministri della consolazione –. Nel corso degli incontri si approfondiscono differenti temi: la dignità dell’uomo, fatto ad immagine e somiglianza di Dio; la redenzione di Gesù attraverso la Croce e la Pasqua; la conversione e la guarigione interiore; la vita liturgico-sacramentale e la lotta spirituale».

È un metodo per fare catechesi partendo dai problemi delle persone, dalla loro guarigione. Che è poi quanto faceva Gesù nella sua opera di annuncio: partiva dai bisognosi, dai malati, dal cieco, dal sordomuto, dal paralitico, dai peccatori. È un cammino di nuova evangelizzazione, da non considerarsi straordinario. Il rischio come Chiesa, altrimenti, sarebbe quello di impostare un’evangelizzazione che sia un parlare esclusivamente alla testa delle persone. L’Evangelii Gaudium, invece, invita a tenere presente le situazioni di povertà, che non trovano conforto altrove, e da lì partire. All’interno di questa logica si inserisce l’opera di consolazione. «L’orazione che viene fatta dopo la comunione è a tutti gli effetti una preghiera di guarigione – conferma Zonin –. Essa si rende necessaria perché il rapporto dell’uomo con Dio vive una costante incrinatura a causa della colpa originale. Su questa spaccatura si innestano tutti gli altri mali, che vanno ad intaccare le relazioni con Dio, con noi stessi e con gli altri. Lì si infiltra il maligno, il diabolos, che divide e frattura ogni tipo di relazione. In questo Maria viene in aiuto come Madre, perché è stata preservata dal peccato originario. È lei che sovrintende il percorso di guarigione delle relazioni a tutto tondo».

Non è casuale la scelta dei tre luoghi della preghiera Effatà: due santuari e una parrocchia dedicati alla Madre Celeste. L’obbiettivo è dunque la guarigione, prima di tutto interiore, perché chi è guarito nello spirito riesce ad affrontare tutte le sofferenze e le tribolazioni: il dolore, il lutto, la malattia. È sempre Cristo a darne l’esempio: morto in croce tra sofferenze atroci, in Lui non si trovano malattie interiori. Viene descritto sano di mente, senza rancori, capace di perdono, capace di creare relazioni anche in punto di morte. «E noi, “dalle Sue piaghe siamo stati guariti” (Is 53,5). In questi incontri, grazie a Lui, là dove regna la disperazione si fa largo la speranza, anche chi è nella tribolazione trova sollievo, è un momento in cui “respira”».

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