Le Olimpiadi che contengono lo sport e i suoi valori
La giornata dello sport per lo sviluppo e la pace è una Giornata a carattere internazionale.
L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha deciso di proclamare il 6 aprile come “giornata internazionale dello sport per lo sviluppo e la pace” perché questa data ricorda l’inaugurazione, nel 1896, dei primi giochi olimpici dell’era moderna, ad Atene: il 6 aprile 1896 nascevano così i Giochi della I Olimpiade (i primi giochi olimpici dell’era moderna), grazie anche al contributo di Pierre de Coubertin.
Il 6 aprile 1896, allora Lunedì dell’Angelo (sia per la Chiesa cattolica che per quella ortodossa), si aprirono ad Atene i “Giochi della prima Olimpiade”. Voluti dal barone Pierre de Coubertin e inaugurati da re Giorgio I di Grecia, si inserivano nello spirito di recupero dell’antichità tipico di quell’epoca. E così, con un salto di 1.503 anni, ci si ricollegava a una tradizione a cui aveva messo fine l’imperatore Teodosio I, l’ultimo a regnare su un Impero Romano unito e colui che fece del cristianesimo la religione unica e obbligatoria dell’Impero, volendo eliminare tutto quello che rimandava a un’epoca di paganesimo. A questa prima edizione moderna parteciparono 285 atleti (tutti maschi), che si confrontarono in varie discipline, tutte rigorosamente dilettantistiche: atletica leggera, canottaggio, ciclismo, cricket, equitazione, ginnastica ritmica, lotta, nuoto, scherma, tennis e vela. Da allora sono diventate un importante appuntamento da un punto di vista sportivo, economico e politico. In questo periodo di incertezza sullo svolgimento delle prossime Olimpiadi – oltre che del futuro di tanto sport dilettantistico – possiamo comunque vivere la Giornata internazionale dello sport per lo sviluppo e la pace. La data, scelta nel 2013 dall’assemblea generale delle Nazioni Unite su indicazione del Comitato olimpico internazionale (Cio), non poteva che essere il 6 aprile. Proprio il Cio ha sottolineato più volte in questi anni come lo sport abbia un grande potere “nel guidare il cambiamento sociale, unire le persone e promuovere una cultura di pace”. Non tanto attraverso riflessioni o ricorrenze particolari, ma proprio con il gioco che – organizzato appositamente o meno – promuove quotidianamente e spontaneamente l’inclusione sociale, il desiderio di conoscere, l’uguaglianza, la cura della salute. Come recentemente ha ricordato il calciatore Zlatan Ibrahimovic, ospite fisso nell’ultimo festival di Sanremo, lo sport unisce e abbatte muri con gli altri, ma anche fa crescere nella fiducia di sé e nell’accettazione delle (inevitabili) sconfitte. Non sono mancate in questi anni le iniziative, che attraverso lo sport, puntavano a mettere le fondamenta di relazioni più pacifiche dentro e fuori i confini nazionali. Cinema e letteratura ne raccontano molte, come Invictus. L’invincibile (2009) che mostra come l’unificazione e la riconciliazione del Sudafrica abbia avuto una spinta decisiva dai Mondiali di rugby, fortemente voluti e sapientemente utilizzati da Mandela. Papa Paolo VI, rivolgendosi oltre 55 anni fa al Centro sportivo italiano (Csi) nel ventesimo anniversario di fondazione, diceva: «È la formazione di una società nuova, a cui si rivolgono i vostri sforzi: non certo nella ricerca demagogica di frasi ad effetto, ma nella consapevolezza che lo sport, nei sani elementi formativi che esso avvalora, può essere utilissimo strumento per l’elevazione spirituale della persona umana, condizione prima e indispensabile di una società ordinata, serena, costruttiva».
Nella foto: la cerimonia ai Giochi Olimpici di Atene, nel 1896
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