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La lettura ci rende più liberi

In questi giorni il Ministero della Cultura ha confermato Verona come “Città che legge” per il triennio 2024-2026, dopo i primi riconoscimenti degli anni scorsi. Il risultato è frutto di un protocollo d’intesa, il “Patto di Verona per la lettura”, che ha visto la luce nel 2022, sottoscritto tra il Comune di Verona e numerosi soggetti pubblici e privati, che mirano a promuovere sul territorio la lettura...

Parole chiave: Editoriale (417), Luca Passarini (108), Città che legge (2), Libri (39)
La lettura ci rende più liberi

In questi giorni il Ministero della Cultura ha confermato Verona come “Città che legge” per il triennio 2024-2026, dopo i primi riconoscimenti degli anni scorsi. Il risultato è frutto di un protocollo d’intesa, il “Patto di Verona per la lettura”, che ha visto la luce nel 2022, sottoscritto tra il Comune di Verona e numerosi soggetti pubblici e privati, che mirano a promuovere sul territorio la lettura, con l’impegno a farla diventare un’abitudine sociale quotidiana. Tra loro, associazioni, istituzioni non profit e realtà commerciali, sistemi della filiera del libro e della lettura che stanno facendo rete e promuovendo azioni condivise.
L’assessora alle Biblioteche Elisa La Paglia ha sottolineato come la lettura a Verona sia stata proposta in iniziative specifiche e inserita pure in festival tradizionali, coniugando varie arti. La collega Marta Ugolini, alla guida dell’assessorato alla Cultura, ha affermato come la lettura sia «una finestra sul mondo, apre la mente, nutre lo spirito e ci fa vivere vite diverse».
Negli stessi giorni, ma a parecchi chilometri di distanza, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, durante la cerimonia di inaugurazione di “Agrigento capitale italiana della cultura 2025”, ha tratteggiato il valore della cultura stessa, definendola «sorgente di umanità cui attingere per dotarci di un nuovo, indispensabile, dinamismo»; occasione «di ricomporre, di rigenerare coesione, di procedere insieme»; «risorsa sociale che fa crescere e protegge i beni più preziosi: la libertà, l’eguaglianza dei diritti, il primato della persona, di ogni persona, la solidarietà». Per questo è l’alternativa credibile alla logica della guerra, alle povertà, alle marginalità, alle disuguaglianze, allo sfruttamento della Terra, alle violazioni dei diritti umani.
La cultura, poi, ci fa guardare al bene comune, con l’articolo 9 della Costituzione italiana che afferma come promozione della cultura e tutela del paesaggio siano inscindibili. Inoltre, «è cultura il sapere di chi è aperto alla conoscenza del mondo, di chi ha sete di conoscere altri uomini, di chi sa che la vita è frutto dell’incontro», senza lasciare che si monopolizzi il nostro pensiero o si comprima il nostro umanesimo, come pretende la tecnologia.
A proposito di libri e di cultura, diceva Gianni Rodari (1920-1980): «Vorrei che tutti leggessero, non per diventare letterati o poeti, ma perché nessuno sia più schiavo». I dati, però, ci dicono che i libri sono sempre più editati e sempre meno letti...

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