Ottant’anni fa la liberazione del campo di sterminio di Auschwitz
di ELISABETTA MANZATI
Il programma di iniziative in città per il Giorno della memoria, istituito dall’Onu nel 2005
di ELISABETTA MANZATI
Ottant’anni fa si spalancava la finestra sull’abominio dell’umanità. L’Armata Rossa, il 27 gennaio 1945, apriva i cancelli del campo di sterminio di Auschwitz fornendo una prova ormai non più confutabile dell’orrore ideato e applicato dalla Germania nazista che costò la vita a sei milioni di ebrei mentre l’Europa veniva trascinata nel baratro della Seconda Guerra mondiale.
In ricordo di questo, dal 2005, ogni 27 gennaio, si celebra il Giorno della memoria istituito il primo novembre di quell’anno dalla risoluzione 60/7 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite che tre giorni prima aveva celebrato il sessantesimo anniversario della liberazione dei campi di concentramento e la fine della Shoah.
Nel 2025, dunque, celebreremo due anniversari: gli 80 anni dalla liberazione degli ebrei di Auschwitz e i 20 dell’istituzione della giornata che non vuole oggi essere solo una commemorazione delle vittime, ma anche un’occasione per comprendere le responsabilità di ciò che accadde e per conoscere le storie di chi fece la differenza, opponendosi con i mezzi – talvolta minimi – che aveva.
A Verona, il Giorno della memoria è sempre preceduto dall’esposizione in piazza Bra del vagone della memoria, simbolo della deportazione degli ebrei nei carri bestiame. Il vagone è già stato collocato e sarà possibile vederlo fino al 3 febbraio. Ma attorno alla giornata il Comune proporrà diverse iniziative. Il 24 gennaio, alle 10, al Campo di internamento di Montorio, gli alunni delle scuole locali deporranno una corona. Mentre il 25 e 26 gennaio saranno proposte visite guidate dalle 10 alle 15. Il campo di Montorio è testimonianza di un episodio specifico tra i tanti: nel febbraio 1944, quaranta ebrei rastrellati a Roma, tra cui otto bambini, furono trasferiti e detenuti a Verona in un edificio a Ponte Cittadella. In città, infatti, al palazzo dell’Ina, i nazisti durante la Rsi organizzavano da lì le deportazioni da tutta Italia. La maggior parte dei quaranta ebrei era stata catturata durante retate nelle abitazioni e all’interno della basilica di San Paolo a Roma, con un’irruzione illecita in violazione della extraterritorialità garantita dai Patti Lateranensi. A metà aprile 1944 il gruppo fu trasferito a Montorio nella palazzina militare Dat Colombara e a metà maggio inviato a Fossoli quindi caricato sui carri diretti ad Auschwitz.
Sempre da venerdì 24 gennaio al primo febbraio sarà proposta la mostra “Giusti tra le nazioni” in piazza Bra al gazebo posto a lato della statua equestre di Vittorio Emanuele e poco distante dal vagone della memoria.
Il 27 gennaio, la giornata istituzionale sarà celebrata con una serie di appuntamenti. Le autorità alle 8.45 deporranno una corona in piazza Bra, mentre alle 15 faranno tappa al cimitero ebraico di via Badile e, alle 15.40, al cimitero monumentale. La quarta Circoscrizione, inoltre, propone una cerimonia di commemorazione, alle 10.30, in via Po al monumento in ricordo di Sergio De Simone, morto a 7 anni ad Auschwitz e simbolo della Shoah dei bambini.
Domenica 2 febbraio, infine, alle 11.15, in piazza Isolo, sarà depositata una corona allo Spino e si terrà la cerimonia, da anni proposta dal Comune, “Monumento che vive”. Lo spino, l’enorme nodo di filo spinato in bronzo dello scultore Pino Castagna, è stato collocato in piazza Isolo nel 2009 per volontà di un comitato di cittadini allora rappresentato da Renzo Zorzi e Dario Basevi. È un nodo del reticolato che idealmente parte dal campo di concentramento di Auschwitz, attraversa l’Europa sotto terra e sbuca in piazza Isolo rimuovendo le pietre della pavimentazione.
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