Storia di impegno civile che andava valorizzata meglio
Prima della stagione delle repliche, Canale 5 sta mandando in onda un’interessante fiction, L’ora - inchiostro contro piombo
Prima della stagione delle repliche, Canale 5 sta mandando in onda un’interessante fiction, L’ora - inchiostro contro piombo, che porta alla ribalta nazionale la scelta editoriale di un quotidiano palermitano che negli anni Cinquanta del secolo scorso per primo ebbe il coraggio di presentare la cronaca locale fatta di delitti irrisolti e gialli inspiegabili definendola con il suo vero nome di azione mafiosa. Il giornale, emanazione del Partito Comunista, in crisi di vendite, chiamò inaspettatamente un direttore proveniente da Roma. Subito il nuovo arrivato cambiò il taglio editoriale della testata e anziché pubblicare il pensiero dell’area politica di riferimento, si specializzò nell’indagare con costanza sui tanti fatti capitati che erano in qualche modo riconducibili all’associazione a delinquere di cui fino ad allora si aveva perfino paura a citare il nome in pubblico. La trama non nasce dal nulla, ma si ispira al romanzo scritto da Giuseppe Sottile, Nostra Signora della necessità, che ha portato all’attenzione dell’opinione pubblica le vicende di Vittorio Nisticò, direttore di quell’organo di informazione, personaggio che nella versione televisiva prende, invece, il nome di Antonio Nicastro. L’interpretazione di questo impavido uomo dalle idee tenaci e dalla ferrea volontà di capire quanto stava succedendo nell’isola è affidato all’attore Claudio Santamaria, che riesce a essere alquanto convincente nel suo ruolo. Attorno a lui nella redazione tanti altri artisti poco conosciuti danno una buona prova del loro valore professionale facendo da corona al protagonista e prestando il volto a giovani giornalisti ricchi di fiducia e speranza.
Questa storia di impegno civile è naturalmente portata sui teleschermi attraverso il genere della fiction classificata come poliziesca. La ricostruzione risulta, perciò, secondo questo modello, patinata, a tratti troppo edulcorata, ma di sicuro permette di aprire uno squarcio su un periodo della storia repubblicana che meriterebbe ulteriori approfondimenti. Le cinque puntate messe in video il mercoledì sera sono ben scenografate; talora, però, manca di sentire nei dialoghi una giusta impostazione del dialetto locale. Il pubblico, tuttavia, in queste sere accaldate ha preferito di gran lunga le commedie brillanti proposte da Rai 1, interpretate dai tanti volti a loro cari. Lo share, infatti, dalla prima alla seconda puntata è calato di un terzo, da 12% all’8% circa. Una miglior campagna pubblicitaria avrebbe di certo favorito l’interesse per un prodotto di qualità che andava meglio valorizzato.
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