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Non vince né convince la fiction sul mondo della moda

Made in Italy per Canale 5 non significa soltanto che il programma è stato prodotto nel nostro Paese, ma è anche il titolo della sua ultima fiction in quattro puntate. Infatti, la trama pone al centro il mondo della moda che negli anni Settanta vide l’affermazione nel sistema internazionale dei grandi marchi italiani come Armani, Krizia e Missoni.

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Non vince né convince la fiction sul mondo della moda

Made in Italy per Canale 5 non significa soltanto che il programma è stato prodotto nel nostro Paese, ma è anche il titolo della sua ultima fiction in quattro puntate. Infatti, la trama pone al centro il mondo della moda che negli anni Settanta vide l’affermazione nel sistema internazionale dei grandi marchi italiani come Armani, Krizia e Missoni.
Ad aggirarsi fra queste promettenti case di stilisti all’inizio della loro carriera è una giovane studentessa del Sud che raggiunge Milano per terminare il proprio percorso accademico e invece, quasi senza accorgersene, è fagocitata dentro questo particolare ingranaggio delle grandi firme. Il suo desiderio di fare la giornalista si tramuta nell’occupazione di modella, venendo a conoscenza così di cosa significhi lavorare in un settore imprenditoriale assai produttivo e promettente, ma al tempo stesso sempre gravido d’incertezze e incapace di assicurare un impiego solido per l’avvenire.
La protagonista, impersonata dall’emergente Greta Ferro, cambiando residenza e mutando i propri interessi professionali, vive una tormentata se non impossibile storia d’amore.
Accanto ad attori pressoché sconosciuti, figurano in qualità di guest star anche dei beniamini del grande pubblico come Claudia Pandolfi, Stefania Rocca e Raoul Bova. Un cast che non riesce però a portare a casa un risultato soddisfacente.
L’escamotage dell’emigrazione dal Meridione al Settentrione e delle difficoltà d’adattamento è ormai un tema logoro, già affrontato mille volte, come quello della sempre più forte consapevolezza delle donne di saper portare il proprio originale contributo alla società. Lo scontro tra generazioni, anche qui come in tante altre fiction, resta un po’ sottotono ed è rappresentato in modo alquanto superficiale.
Con tali premesse quanto i telespettatori possono vedere sul piccolo schermo altro non è che una scontata miniserie, che manca di un’anima capace di appassionare al destino dei personaggi. La storia messa in piedi, insomma, non convince.
Lo share dalla prima alla seconda puntata è calato di tre punti fermandosi poco sopra il 10%, un dato decisamene basso per la prima serata della rete ammiraglia di Mediaset.
La grandezza del made in Italy della moda avrebbe richiesto, per essere convenientemente rappresentato, più preparazione negli interpreti e accuratezza da parte degli autori, che così si distanziano di gran lunga dallo stile e dalla cura con cui le affermate case di moda realizzano i loro apprezzati modelli.

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