Un romanzo per riscoprire il compositore Nikolaj Medtner
La storia della musica possiede autori sommi, grandi e minori, in una scala di valori canonici – pur sempre passibile di revisione –, la quale propone gerarchie, e di conseguenza concerti o incisioni discografiche che saranno tanto più numerosi, quanto più elevata verrà ritenuta, in un dato momento, l’importanza del compositore.
La storia della musica possiede autori sommi, grandi e minori, in una scala di valori canonici – pur sempre passibile di revisione –, la quale propone gerarchie, e di conseguenza concerti o incisioni discografiche che saranno tanto più numerosi, quanto più elevata verrà ritenuta, in un dato momento, l’importanza del compositore. Ciò non significa che il cultore debba trascurare i cosiddetti “minori”: anzi, proprio l’attento ascolto di una vasta gamma di musiche anche non di primissima grandezza è essenziale per meglio tracciare l’intensità di presenza degli “spiriti magni”, a dirla con Dante. Prendiamo la prima metà del ’900 in area russa-sovietica. Il nome di Stravinskij vi campeggia sublime e maestoso; quello di Shostakovich, più giovane, vi si affianca quasi alla pari; quelli di Prokofev o Rachmaninov sono ben presenti nelle stagioni concertistiche e godono di popolarità cospicua. Ma pochi, in Italia, conoscono Nikolaj Medtner (1880-1951): per accostarsi a questo musicista, suggeriamo una via diversa dal solito, approfittando della pubblicazione d’un libro, Triade minore, edito da Ponte alle Grazie. Autore ne è Luigi Ferrari: forte di studi severi (laurea in architettura e diploma in Conservatorio), Ferrari ha creato un piccolo gioiello il quale, si badi bene, non appartiene al genere ibrido del “romanzo-saggio”, ma per struttura, complessione, setting e stile dialogico è a pieno titolo un romanzo tout court. E di quelli che si leggono tutto d’un fiato, essendone basata la forma su stilemi noir (o thriller), rielaborati con gusto finissimo e rilevata profondità di analisi psicologica.
La trama propone la classica inchiesta: un giornalista radiofonico riceve una serie di registrazioni audio di un ex collaboratore, un critico musicale morto in uno strano incidente stradale. Attraverso l’ascolto delle cassette, progressivamente veniamo a conoscere un’anziana pianista, le cui memorie in un’intervista portano appunto alla musica di Medtner. Tra imperscrutabili personaggi del passato, oscure presenze attuali e un triangolo d’amore, l’indagine va avanti sempre più misteriosa…
Appassionante, il plot: ma non è nell’intrattenimento il senso della scrittura. Ferrari vuole suggerire una riflessione più ampia, la quale riguarda il ruolo storico della musica di Medtner, che “combatte una battaglia intellettuale contro il dilagare incontenibile del modernismo” (e per questo il romanzo funziona benissimo quale stimolo alla scoperta di un musicista negletto). Ma mette in forma anche una sfida intellettuale, estendere cioè il potenziale espressivo della musica all’interno della parola scritta, a descriverla in un luogo terzo, d’incontro tra suono e discorso. Così, le pagine dedicate all’evocazione delle Fiabe (Skazki) per pianoforte costituiscono un esempio brillante di verbalizzazione del contenuto epico di un brano musicale, perché, scrive Ferrari, “il lascito compositivo di Medtner è un unico, coerente romanzo”, in cui “ricorsi tematici, autocitazioni, analogie, corrispondenze, motti poetici, dediche allusive, raggruppamenti significanti di brani diversi” si sommano al fine di dar forma a un universo espressivo originale e intrinsecamente eloquente.
Triade minore coglie insomma due bersagli: fornire un primo abbozzo di discorso critico su Nikolaj Medtner, nonché divertire il lettore con intelligenza, non tralasciando di evocare, sullo sfondo, le ideologie totalitarie sia del nazismo che dello stalinismo. Un’occasione letteraria e musicale da non perdere.
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