Che siano clavicembalo e flauto o violino, è un grande Bach
Un paio di nuove registrazioni di gran pregio da segnalare. Scegliamo Bach, questa volta, e segnatamente il doppio Cd con le Sonate e Partite per violino solo edito da Deutsche Grammophon, con solista Giuliano Carmignola, nonché, edito da Arcana, un disco che contiene le sonate per clavicembalo e flauto, nell’interpretazione di Rinaldo Alessandrini alla tastiera e di Laura Pontecorvo al traversiere.
Un paio di nuove registrazioni di gran pregio da segnalare. Scegliamo Bach, questa volta, e segnatamente il doppio Cd con le Sonate e Partite per violino solo edito da Deutsche Grammophon, con solista Giuliano Carmignola, nonché, edito da Arcana, un disco che contiene le sonate per clavicembalo e flauto, nell’interpretazione di Rinaldo Alessandrini alla tastiera e di Laura Pontecorvo al traversiere. Si tratta in entrambi i casi di interpretazioni storicamente informate, vale a dire portate a termine con strumenti originali d’epoca (o con copie conformi di essi), e secondo una prassi attentamente ricostruita seguendo la trattatistica settecentesca relativa. Sia il violino di Carmignola che il duo Alessandrini-Pontecorvo mostrano, per prima cosa, come l’esecuzione di musiche del tardo Barocco (vale a dire del primo cinquantennio del 1700) abbia da avere, quale primo carattere, quello della libertà e della fantasia: ritmi variati e rapidi, dinamiche contrapposte negli estremi, ornamentazioni ad libitum (ma nei nostri casi ridotte con gusto finissimo, mai enfatiche né semplicemente virtuosistiche), laddove il violino di Carmignola si segnala per particolare inventiva, mentre flauto e clavicembalo delle Sonate puntano molto sul nitore delle linee di contrappunto, sulla chiarezza espositiva, sulla brillantezza del suono puro.
Carmignola, nel suo doppio Cd, si cimenta con un monumento della letteratura musicale, un unicum non già per genere, bensì per felicità di realizzazione: la purezza della musica assoluta intonata da un unico strumento pare declinare, in Bach (si pensi anche alle Suites per violoncello solo), un ideale, che diresti metafisico, di integrità astratta del discorso melodico e armonico. Musica di puro vitalismo motorio, oppure di trasognata estasi mistica, a seconda del momento, si alterna nei vari brani, costruendo una cattedrale di note in cui è facile perdersi e sentirsi esaltati al tempo stesso, come se il gesto compositivo bachiano tendesse alla creazione di una realtà alternativa, lontana dalla fisicità del mondo, al fine di ostendere il puro pensabile in termini acustici. Ma non è forse la musica esattamente la lingua del pensiero perfettamente umano, proprio perché sciolto da ogni riferimento immediato agli oggetti? Non è forse uno dei modi della vita psichica per parlare a se stessa, in un linguaggio che è svincolato dal referente oggettivo, e che quindi è l’evidenza massima dell’unicità della persona, al cospetto del mondo? Carmignola, tra i migliori solisti al mondo ormai da molti anni, dopo alcune altre registrazioni dedicate a Bach, giunge ai capolavori sommi nel pieno della sua maturità artistica e della consapevolezza delle possibilità dello strumento, e consegna al disco una delle sue prove migliori.
Le sonate per clavicembalo e flauto, al cospetto dei colossi sopra citati, possono sembrare meno dense, meno “necessarie”. Ma sarebbe un gran peccato perdere l’occasione di udirle in un’interpretazione pressoché perfetta, com’è quella edita da Arcana. Tra originali e trascrizioni (originali sono le due Sonate in Si minore e in La maggiore; trascrizioni da originale per organo è quella in Do maggiore e da violino e clavicembalo quella in Sol maggiore), questi brani magari cedono in intensità di presenza, rispetto alle Sonate e Partite di cui sopra, ma guadagnano un poco in puro edonismo sonoro, in solarità felice di sintesi, in cantabilità spiegata non disgiunta da ricco contrappuntismo di altissima scuola.
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