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«Mi auguro di essere la prima di tante»

di ADRIANA VALLISARI
Maria Maschi, di Soave, è stata istituita accolita

«Mi auguro di essere la prima di tante»

di ADRIANA VALLISARI
È di Soave la prima accolita donna della Chiesa di Verona. L’apripista si chiama Maria Maschi, 64 anni, sposata con Bruno Martinelli, anche lui accolito; la coppia, attiva da anni in parrocchia, ha due figlie, Daniela e Diana, e due nipoti. A indicarla come candidata al nuovo servizio è stato il parroco di Soave, mons. Giuseppe Andriolo. «A Soave c’è molta gioia per questo primato – dice –. Maria era già ministra straordinaria della Comunione e, pur essendo una persona che non ama mettersi in evidenza, si è sempre dichiarata disponibile ad aiutare la Chiesa. Questo ministero laicale fondato sul battesimo, allargato da papa Francesco anche alle donne, non è un potere ma un servizio: ci ricorda che servendo Gesù si sperimenta la felicità».
Domenica 19 gennaio, in Cattedrale, Maria Maschi è stata istituita accolita: l’unica donna insieme ad altri dieci nuovi accoliti, tutti uomini.

– Lei è abituata a frequentare le chiese, ma che emozioni ha provato?
«Subito ero tranquilla, poi è subentrata un po’ di agitazione: è stata una celebrazione molto emozionante. Il Vescovo però ha messo subito a nostro agio Ferdinanda (Milizia, la nuova lettrice, ndr) e me, le uniche due donne. Quando siamo andate a fare la foto di gruppo ci ha volute accanto a lui e ci ha ringraziate. È stato molto bello; all’uscita molte persone si sono avvicinate per congratularsi».  

– Com’è diventata la prima accolita diocesana?
«Nel 2023 don Carlo Dalla Verde mi aveva fatto la proposta dell’accolitato, ma come prima reazione avevo detto di no, non mi pareva di essere in grado. Poi ho parlato col mio parroco don Giuseppe, ci ho pensato a lungo e nell’aprile del 2024 mi sono decisa a frequentare il corso di formazione a San Fidenzio, che mi ha entusiasmata. Ero l’unica donna, ma i miei compagni di cammino sono stati sempre molto gentili». 

– Cosa fa un’accolita, nel concreto? 
«In accordo col parroco, lo assiste all’altare: prepara le letture e serve Messa; in assenza del diacono, può prendere il calice e spostarsi alla credenza per purificare e riordinare i vasi sacri. Come ministro straordinario, aiuta il sacerdote nella distribuzione della Comunione. Se non c’è il sacrista, l’accolito deve anche saper preparare le vesti in sacrestia. Gesti familiari per me, essendo mio marito accolito dal 2022 e avendo vissuto per molti anni a Costeggiola, dove abbiamo prestato a lungo servizio in chiesa». 

– Ora però è riconoscibile grazie a un camice bianco.
«Sì, simile a quello che indossano i chierichetti. Ecco, a quello mi devo abituare... Domenica il timore era di intralciarmi mentre camminavo con la nuova veste (ride, ndr). Ma anche se sono più visibile, questo non è un servizio che si fa per essere guardati dalla gente, lo si fa per fede. Ed è una bella responsabilità. Se fosse stato per me forse non l’avrei mai fatto, mi sono affidata al Signore, come mi ha insegnato mia mamma». 

– Il suo mandato durerà 5 anni, rinnovabili: cosa si augura?
«Di continuare a mettermi a disposizione del volere del Signore, testimoniandolo. E di essere la prima di tante donne accolite». 

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