Leopardi, l’arte di oltrepassare il limite
Alessandro D’Avenia
L’arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita
Mondadori - Milano 2016
pagg. 209 - Euro 19
Dopo il successo di Bianca come il latte, rossa come il sangue (2010), che ha conquistato il cuore di migliaia di adolescenti (e non solo) e di Ciò che inferno non è (2014), che rievoca l’indimenticabile incontro con don Pino Puglisi, Alessandro D’Avenia torna alla scrittura con L’arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita.
Il sottotitolo esplicita già chi ne sia il protagonista, Giacomo Leopardi, il più grande poeta italiano moderno: un altro incontro decisivo che ha catturato, da studente, l’autore e lo ha fatto ardere di passione per la poesia e la letteratura, quello stesso amore che ora, da docente (il suo blog è Prof 2.0), trasmette nelle aule di scuola.
In queste pagine, in forma epistolare, egli dialoga con Giacomo, un dialogo serrato, costellato di domande e franto da punti interrogativi, in cui il destinatario idealmente risponde nella forma che gli è più congeniale: con i suoi versi, le sue annotazioni, le sue lettere. La poesia del resto è per D’Avenia “un messaggio in bottiglia, che vive della speranza di un dialogo differito nel tempo”.
Proprio partendo da due interrogativi: “Esiste un metodo per la felicità duratura? Si può imparare il faticoso mestiere di vivere giorno per giorno in modo da farne addirittura un’arte della gioia quotidiana?”, D’Avenia ripercorre la vita e l’opera del poeta recanatese. L’obiettivo è ambizioso: dimostrare agli adolescenti d’oggi, che, schiavi di pregiudizi e luoghi comuni, considerano Leopardi la “quintessenza del giovane che nessun giovane vorrebbe essere” e l’emblema del pessimismo all’ennesima potenza, come invece possa essere un’àncora di salvezza nella ricerca di se stessi e una bussola per orientare l’esistenza perché “l’arte da imparare in questa vita non è quella di essere invincibili e perfetti, ma quella di saper essere come si è, invincibilmente fragili e imperfetti”.
Leopardi infatti si rivela capace di trasformare ogni limite in bellezza, di affrontare la vita con consapevolezza, coraggio e dignità, di svelare il volto più autentico di ciascuno, cui appartengono anche la fragilità e l’inadeguatezza. Nel libro il poeta, spesso frettolosamente etichettato come pessimista, sfortunato e deforme, si rivela un giovane uomo affamato di vita e di infinito, assetato della bellezza insita in tutte le cose, capace di restare fedele alla propria vocazione poetica, la sua ragione di vita, e di lottare per affermarla, nonostante l’indifferenza e perfino la derisione dei contemporanei.
Per incontrarlo, però, e rimanerne come lui folgorati, dobbiamo per D’Avenia farci amorevolmente accogliere nelle sue “stanze” (così si chiamano le sue strofe) e con lui provare il rapimento di guardare le stelle: “Tu, Giacomo, inesausto frequentatore di spazi celesti, mi hai insegnato che il rapimento non è il lusso che possiamo concederci una notte all’anno, ma la stella polare di una vita intera”.
Un testo consigliato a tutti: sia agli studenti che si approcciano alla lettura di Leopardi, sia a coloro che, lasciati i banchi di scuola, possono ritrovarlo e magari interpretarlo in una luce diversa.