I molteplici fattori alla base delle crisi
G. Mastrojeni-A. Pasini
Effetto serra, effetto guerra
Chiarelettere
Milano 2017
pp. 176 - euro 15
Il problema è noto, anche se sono in tanti a non rendersene conto. La globalizzazione diviene “glocalizzazione” e mette tutto in collegamento, dai cambiamenti climatici ai conflitti asimmetrici, mescolando demografia, economia, morale, politica, oltre all’aspetto sociale della questione, perché non si dovrebbe restare immobili al dramma di interi popoli che soffrono senza colpa e hanno diritto di cercare una speranza in altri Paesi. Effetto serra, effetto guerra è il titolo del libro che Grammenos Mastrojeni, classe 1965, diplomatico, e Antonello Pasini, bolognese di 57 anni, fisico climatologo del Cnr, hanno scritto per la casa editrice Chiarelettere. Con rigore scientifico e taglio divulgativo, i due autori spiegano come stanno le cose: il nostro pianeta sta subendo in maniera sempre più veloce un cambiamento non dovuto a fenomeni naturali. Gli effetti dei mutamenti climatici riguardano tutti. L’impatto, però, che hanno sui Paesi più poveri è decisamente maggiore. Negli ultimi anni, proprio a causa di queste alterazioni e delle susseguenti drammatiche condizioni ambientali, sono aumentate le migrazioni forzate di intere fette di popolazioni. Le emergenze umanitarie causate da disastri naturali, però, molto spesso di naturale non hanno nulla. Un classico esempio è quanto sta avvenendo in Sud Sudan, dove centinaia di migliaia di persone sono state colpite da carestia e oltre un milione costrette alla fuga tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017. C’è poi il Delta del Niger dove, a causa di sversamenti petroliferi dei pozzi gestiti da compagnie occidentali, intere popolazioni sono state costrette a lasciare le proprie case. Esistono pure situazioni di conflitto, in apparenza estranee a motivi ambientali, che nascondono in realtà origini strettamente connesse ai cambiamenti climatici in atto. Un drammatico caso è rappresentato dalla guerra in Siria. La crisi, nota come primavera siriana, è esplosa dopo quattro anni consecutivi di siccità che avevano trasformato i terreni in deserto e creato problemi gravissimi all’agricoltura e all’industria. I due autori ci fanno così capire che problemi all’apparenza così distanti, come quello dei cambiamenti climatici e delle emigrazioni, hanno in realtà più legami di quanto non si potesse pensare. Le soluzioni di un problema, dunque, possono rappresentare anche soluzioni per l’altro problema, con strategie doppiamente vincenti che creano circuiti sinergici di benessere climatico, equità internazionale e pace globale con il recupero di terre degradate che possano alimentare la popolazione residente e, allo stesso tempo, rendere la biosfera più “assorbente” nei confronti dell’anidride carbonica. Entro il 2050 nel mondo ci saranno 250 milioni di migranti ambientali, espressione che richiama da vicino quanto papa Francesco esprime quando parla di “ecologia integrale”, cioè l’importanza di riportare al centro dell’attenzione la persona. Sempre che, fanno intendere Mastrojeni e Pasini, questa persona sia un animale intelligente, in grado di ricordare quanto sosteneva Kant: “La superficie della terra è sferica, e gli esseri umani non possono disperdersi isolandosi all’infinito, ma devono rassegnarsi ad incontrarsi e coesistere”.
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