La scuola siamo noi
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Ripartire dopo un anno di Covid che ci ha fatto apprezzare le relazioni

Le scuole dell’infanzia Fism sono ripartite. Con nuovi visi e sorrisi, braccia per accogliere, nuovi pensieri e idee per bambini e famiglie. Siamo ripartite con un bagaglio di esperienze legate chiaramente al vissuto di un anno non semplice da gestire come quello che abbiamo lasciato...

Parole chiave: La scuola siamo noi (22)

Le scuole dell’infanzia Fism sono ripartite. Con nuovi visi e sorrisi, braccia per accogliere, nuovi pensieri e idee per bambini e famiglie. Siamo ripartite con un bagaglio di esperienze legate chiaramente al vissuto di un anno non semplice da gestire come quello che abbiamo lasciato. Molte di noi speravano in una ripresa più libera da vincoli, in un ritorno ad alcune pratiche di valore come intersezioni e laboratori; ma, anche se migliorata, la situazione non ci permette di essere ancora “in normalità”. Ma poi chissà cosa vuol dire normalità in questo periodo di pandemia…
Lo sguardo va chiaramente a come abbiamo vissuto la scuola lo scorso anno, con fatiche giornaliere e a volte situazioni contrastanti che ci hanno disorientato. Penso, ad esempio, alle disposizioni di legge e ai protocolli che cambiavano veloci e alle famiglie da rassicurare perché anche loro, come noi, cercavano di capire e di adattarsi. Ma nelle riflessioni che ci hanno guidato in apertura di questo anno scolastico abbiamo cercato di leggere, nell’esperienza fatta, non solo le fatiche, ma soprattutto gli aspetti positivi che abbiamo rilevato, che non ci aspettavamo e che, invece, sono fortemente emersi dalle valutazioni di fine anno. L’aspetto che maggiormente ha creato difficoltà è stato il senso di isolamento all’interno della propria “bolla sezione”. Sono mancati i gesti di relazione con le colleghe e con le famiglie, quei piccoli gesti e quelle piccole parole che ti fanno sentire accolta e ti raccordano con il mondo vicino. Gli ingressi separati, la mancata condivisione di spazi e momenti comuni hanno creato chiaramente l’impressione di essere “soli”. Ma la vita all’interno della sezione si è rivelata ricchissima di qualcosa che spesso ci sfugge: il tempo. Il tempo disteso e lento per fare mille cose insieme ai bambini, per osservarli di più, per mettersi in ascolto e per rispettare i ritmi dei diversi bambini con i quali abbiamo creato complicità e inventato un nuovo modo di stare insieme. I gesti di cura sono diventati routine: una crema naturale messa sulle manine per contrastare l’uso del gel sanificante o alcune gocce di olio essenziale negli umidificatori per respirare meglio. Una nuova idea di ben-essere.
La progettazione delle esperienze è stata spesso condivisa con i bambini e con loro abbiamo ridato senso a giochi e attività semplici ripresi dalla tradizione del territorio o dai ricordi di alcune di noi. Là dove si è potuto, lo spazio, che all’inizio sembrava solamente quello limitante della stanza sezione, si è aperto considerando nuovi ambienti da vivere: zone attigue alla sezione e saloni sono stati suddivisi per creare angoli di gioco e di attività, e l’alternanza nel bagno ha creato nuove forme di autonomia personale e di cura di sé.  
E se da un lato la mascherina affatica il respiro e impedisce una comunicazione non verbale completa, abbiamo imparato a comunicare con gli occhi e con le mani, a salutare in molti modi diversi e a parlare con gesti di cura e di attenzione. Un piccolo fiore o la creazione di uno spazio messaggeria per scambiare saluti con gli amici dell’altra sezione, con cui non si può più giocare, o con le colleghe che vediamo solo da lontano, sono diventati legami a distanza.
Riporto nuovamente l’attenzione sulla relazione con le colleghe e le famiglie che è stata segnata da un uso continuo della tecnologia: collegi e progettazioni on line, colloqui su piattaforme web, visite virtuali alla scuola e così via. Se da un lato abbiamo migliorato le nostre competenze digitali e apprezzato la possibilità di incontrare le famiglie in orari a loro più consoni, c’è da sottolineare la nuova consapevolezza di quanto il ritrovarsi in presenza sia più coinvolgente, più immediato e appagante come ha già affermato don Domenico Consolini nel suo articolo in questo stesso spazio.
Un anno, quindi, quello lasciato, come sempre di luci e ombre; ma anche un anno che ha aumentato la consapevolezza di ognuno sul valore delle relazioni e della persona. Un pensiero prezioso da portare con noi e conservare per dare valore ai veri “valori”.

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