La scuola siamo noi
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In classe la tecnologia aiuta molto ma è l’insegnante a dare il senso

I nostri tempi ci parlano di pedagogia digitale, dal momento che la tecnologia impatta in modo importante nelle nuove realtà educative. Sta infatti trasformando profondamente la pedagogia e la didattica, creando nuove opportunità per l’apprendimento e l’insegnamento...

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In classe la tecnologia aiuta molto ma è l’insegnante a dare il senso

I nostri tempi ci parlano di pedagogia digitale, dal momento che la tecnologia impatta in modo importante nelle nuove realtà educative. Sta infatti trasformando profondamente la pedagogia e la didattica, creando nuove opportunità per l’apprendimento e l’insegnamento.
È possibile individuare alcune aree in cui la pedagogia e la sua espressione professionale sul campo, cioè la didattica, sono profondamente interagenti con la moderna tecnologia. Questi tre ambiti si intersecano tra di loro offrendo interessanti spunti di trasformazione per apprendimento e insegnamento.
La chiave del cambiamento è da ricercarsi nello sviluppo tecnologico: l’uso di strumenti digitali come tablet, computer e piattaforme on line stanno rendendo l’apprendimento più accessibile e interattivo. Questi strumenti permettono una fruizione diffusa dei contenuti e migliorano il coinvolgimento degli studenti che si sentono chiamati a far uso di device che fanno ormai parte del loro mondo. Come si usa il tablet per giocare o chattare con gli amici, così si adopera per “fare scuola”.
Nuove strategie si possono “inventare” anche sul versante dell’insegnamento. Un esempio concreto è dato dall’“aula capovolta” (flipped classroom). Si tratta di una metodologia di insegnamento che modifica il tradizionale apprendimento a scuola, sostituendo le classiche lezioni frontali in presenza con video e contenuti multimediali e autonoma preparazione dello studente.
Con questo tipo di didattica la lezione viene spostata a casa: l’alunno impara autonomamente, quindi torna a scuola per discutere in maniera attiva l’argomento affrontato attraverso la cooperazione con gli altri alunni e l’insegnante.
In un mondo che cambia, alla ricerca e alle politiche per l’educazione è richiesto di orientare l’istruzione affinché prepari gli studenti alle sfide tecnologiche, consentendo alla scuola e alle comunità educanti di guidare l’innovazione. Tuttavia, è importante che la tecnologia sia vista come un supporto e non come un sostituto del docente; che la nuova didattica si muova in una logica di integrazione e non di sostituzione.
Questo approccio richiede ai docenti di acquisire nuove competenze tecnologiche per implementare la didattica, ma soprattutto di diventare interpreti critici dei dati prodotti dagli strumenti digitali. Il rischio, infatti, è che la facilità di accesso all’informazione trasformi l’apprendimento in una sterile collezione di nozioni.
Il “di più” dell’insegnamento, ciò che trasforma l’erudizione in conoscenza, è infatti dato dalla capacità di interpretare il quadro delle informazioni, di cogliere i nessi, le relazioni, le cause e gli effetti fra di esse. Ma soprattutto nella capacità di cogliere il senso profondo di ciò che è e di ciò che accade. In ciò sta il ruolo, e la missione, insostituibile del docente.  

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