I nuovi metodi comunicativi? Impariamoli: aiuteranno a insegnare
Perché la scuola sia veramente efficace e presente, tra i nuovi modi di comunicare e gli strumenti che li rendono possibili è evidente che non può ignorare gli uni e gli altri: fanno ormai parte integrante della vita dei nostri ragazzi e non tenerne conto, o meglio non utilizzarli per fini formativi ed educativi, è una partita persa...
Perché la scuola sia veramente efficace e presente, tra i nuovi modi di comunicare e gli strumenti che li rendono possibili è evidente che non può ignorare gli uni e gli altri: fanno ormai parte integrante della vita dei nostri ragazzi e non tenerne conto, o meglio non utilizzarli per fini formativi ed educativi, è una partita persa. Credo che sia molto più utile cercare di usare le risorse che sono in grado di attivare, l’interesse che riescono a suscitare, al di là delle polemiche sull’uso improprio o eccessivo che spesso i nostri ragazzi dedicano a questo mondo e a questi strumenti.
Una delle attività, o meglio delle possibilità, che la new communication offre agli operatori scolastici che vogliono tenersi aggiornati ed utilizzare queste nuove risorse, è senza dubbio lo storytelling. In un recente corso regionale di aggiornamento per insegnanti di religione tenuto a Zelarino, è stato affrontato con professionalità e creatività operativa questo stimolo che potrebbe davvero risultare utile nell’azione formativa ed educativa di quanti operano nel mondo della scuola. Prima di andare avanti, forse vale la pena spiegare in poche parole in che cosa consista: il termine significa affabulare, l’atto proprio del narrare e questo lo si ritrova nell’esperienza umana e si può rappresentare in varie forme che connettono pensiero e cultura. Sono soprattutto le emozioni dell’uomo a trovare nello storytelling il mezzo più efficace di espressione. La componente emotiva ne costituisce lo spirito principale ed è su questo che si deve puntare per ottenere risultati interessanti nel coinvolgimento dei nostri ragazzi. Con l’avvento dei social media a forte componente visuale anche i vari marchi, quelli che noi conosciamo con il termine brand, hanno iniziato non tanto a presentarsi, quanto a raccontarsi attraverso brevi momenti che, messi insieme, danno vita ad un vero e proprio racconto. Ecco che allora si è diffusa la pratica di raccontare storie attraverso immagini riuscendo a coinvolgere emotivamente un numero sempre maggiore di persone.
Sempre per mantenere la terminologia che nel corso veniva comunemente usata, siamo nell’era dell’homo fictus; le storie fanno parte della vita e la stessa viene rappresentata da storie e dalla capacità di narrare. L’uomo si è evoluto anche grazie al suo bisogno di raccontare storie e di appassionarsi a quelle raccontate. Ciascuno di noi è immerso in una tempesta di storie. Se vogliamo comunicare messaggi, valori, emozioni, usiamo storie. Così esse ci aiutano a imparare, insegnare, riflettere: le storie fanno parte della nostra vita, sono insite nel nostro tessuto sociale e ci aiutano a vivere meglio. Fino a poco tempo fa usavamo Power Point e ci sembrava di essere aggiornati e al passo con il modo di comunicare con i nostri ragazzi. Adesso basta, si usa KineMaster o Adobe Spark e con questi si riescono a impostare brevi video/presentazioni che hanno un grosso impatto emozionale e riescono a coinvolgere in modo sorprendente, tanto più se effettuati in presenza, in modo da cogliere ed approfondire momenti emozionali estremamente utili per far passare e condividere contenuti importanti, forse più di quelli inseriti nei consueti libri di testo.
Una volta individuato un tema da trasmettere, si raccoglie il materiale necessario on line, in questo ci si fa aiutare dai ragazzi e si fa ancora prima. In questi momenti operativi si condividono contenuti, metodologie e mille spunti per creare appunto una videopresentazione che non rimane “ferma”, ma può essere presentata ad altri, a casa, o rimanere in quello che chiamerei archivio mobile.
Credo davvero che sia importante che certe discipline, come appunto la religione cattolica, si avvalgano di questi strumenti, li valorizzino e li condividano per essere veramente in contatto con un’utenza che li usa normalmente e li trova più performanti del libro scritto o della lezione dalla cattedra.
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