Quella monetina che non può mancare
Chi sbaglia paga, oppure trova qualcuno sul quale scaricare la colpa. David McNamara questo “qualcuno” non ce l’ha e – aggravante del caso – sbaglia pur essendo proprio lui la persona chiamata a far rispettare le regole.
Chi sbaglia paga, oppure trova qualcuno sul quale scaricare la colpa. David McNamara questo “qualcuno” non ce l’ha e – aggravante del caso – sbaglia pur essendo proprio lui la persona chiamata a far rispettare le regole. David è, infatti, un arbitro. Il 26 ottobre si gioca Manchester City-Reading, partita di cartello della Super League femminile. Arriva allo stadio, si prepara, entra in campo, dopo aver probabilmente detto alle squadre le solite due frasi che non ascolta nessuno ma vanno pronunciate («Comportatevi correttamente»; «La partita deve andare nella giusta direzione» «Se devo mostrare il cartellino giallo o rosso, non mi faccio problemi»). Dopo l’ingresso sul terreno di gioco, David parla con le due capitane: palla o campo? O meglio: testa o croce? Per rispondere a questa domanda, però, non sono richieste grandi tecnologie ma una monetina sì. E David l’ha dimenticata negli spogliatoi. Andarla a riprendere sarebbe la soluzione più sensata, ma c’è la diretta televisiva e, gaffe a parte (tanto è già stata fatta), gli sponsor potrebbero prendersela con la federazione, e la federazione con lui. Forse l’arbitro non ha neanche il tempo per fare questi ragionamenti, perché senza mostrarsi imbarazzato trova la soluzione: «Giocatevela a morra». Le due ragazze lo guardano, come a chiedere una conferma subito ottenuta, perché McNamara annuisce con la testa. La contesa se l’aggiudica il Manchester City, anche se dalle riprese televisive non è chiaro se abbia vinto con sasso contro forbice, forbice contro carta o carta contro sasso. E per fortuna le ragazze sono state corrette, perché lo stesso escamotage in campo maschile avrebbe portato ad accuse reciproche di avere aperto la mano in ritardo per conoscere la mossa dell’avversario, con conseguente richieste di utilizzo della Var per verificare il fattaccio. Qui niente, la partita inizia come se nulla fosse. E finisce con le tre settimane di sospensione all’arbitro, perché se il regolamento dice che va usata una moneta, non ci si può inventare qualcos’altro. McNamara ha fatto ricorso, ma è la classica situazione in cui hanno ragione tutti e due. L’arbitro, che ha messo una pezza a una propria dimenticanza, e chi – a costo di passare per freddo burocrate – vuole che le norme vadano rispettate. Ve lo immaginate – in Italia e non solo – con quale entusiasmo verrebbe accolto un messaggio del tipo: «Rispettate le regole, ma con creatività»?
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento