Il Calciastorie
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Non sempre un gran corridore diventa un buon calciatore

Ho azzeccato un pronostico, io che in genere non ne prendo uno manco per sbaglio. Stavolta, però, era fin troppo facile: l’idea che Usain Bolt, il supercampione dei 100 e 200 metri piani, potesse diventare un campione di calcio, era assolutamente strampalata...

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Ho azzeccato un pronostico, io che in genere non ne prendo uno manco per sbaglio.
Stavolta, però, era fin troppo facile: l’idea che Usain Bolt, il supercampione dei 100 e 200 metri piani, potesse diventare un campione di calcio, era assolutamente strampalata. Eppure, per diversi mesi, c’era chi ci aveva creduto. Bolt tifoso del Manchester United, Bolt che riceve apprezzamenti dal Borussia Dortmund. Poi le pretese si erano abbassate: Bolt che va a giocare in Australia se segna pure una doppietta in amichevole. Fino a un comunicato della sua squadra, il Central Coast: “Da quando è arrivato, Usain ha fatto grandi progressi e siamo certi che ne farà ancora, grazie ad allenamenti individuali e dedicati. Che non possiamo permetterci”. Un modo elegante per dire che non basta correre.
Se il maestro Riccardo Muti dichiarasse di voler diventare il miglior chitarrista del mondo, nessuno gli crederebbe, pur rimanendo nel campo della musica. Su Bolt, invece, in molti gli hanno dato credito. Eppure, sempre in Australia, c’è chi – pochi mesi fa – ha dimostrato coi fatti di essere più veloce di lui. È accaduto durante una partita tra Capital Football Club e Belconnen United, due tra le più forti squadre femminili. Una progressione irresistibile, da una parte all’altra del campo, senza il minimo affanno e lasciando di stucco tutti i presenti: a occhio, circa 80 metri in cinque secondi, dando l’impressione di non essere al massimo del proprio sforzo. Il gioco, comunque, era interrotto.
Protagonista dello scatto, ovviamente senza palla al piede, è stato un canguro. La sua invasione di campo ha costretto l’arbitro a sospendere il match per una mezz’oretta buona, in attesa di capire come riaccompagnarlo fuori. Hanno provato anche a passargli la palla, e come Bolt non l’ha stoppata proprio benissimo. Ma, al contrario del velocista giamaicano, non ha fatto annunci sulla nuova pagina della sua carriera sportiva, né ha preteso ingaggi milionari. Ha fatto il canguro, e da canguro se ne è andato. E non risulta che, una volta raggiunti i propri genitori (qualche centinaio di balzi più in là), abbia dichiarato di voler diventare un elefante.

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