Quando si fanno certi gesti non è ammesso il “non lo sapevo”
L’ignoranza non scusa. È un principio giuridico sacrosanto severo ma giusto, che – davanti a una legge infranta – impedisce di ricorrere al più classico dei “non lo sapevo”. Non lo sapevi?
L’ignoranza non scusa. È un principio giuridico sacrosanto severo ma giusto, che – davanti a una legge infranta – impedisce di ricorrere al più classico dei “non lo sapevo”. Non lo sapevi? Intanto paghi le conseguenze del tuo gesto, e da adesso in poi lo sai. Altrimenti chiunque potrebbe commettere qualsiasi nefandezza e poi, colto sul fatto, fingere di cadere dal pero: «Davvero non si può? Non lo sapevo...». Wayne Hennessey non è il primo giocatore a essere immortalato mentre fa il saluto nazista. Ricordate Paolo Di Canio, ai tempi della Lazio? Del suo braccio teso, durante una partita di Serie A, era impossibile non accorgersi. E così per Giorgios Katidis, centrocampista dell’Aek Atene che nel 2013 festeggiò in quel modo una rete al Veria. L’Aek lo mise fuori squadra, il Veria lo acquistò un anno dopo. Così, giusto per non farsi mancare nulla. Wayne Hennessey, invece, è portiere del Cyrstal Palace, squadra della Premier League inglese di metà classifica. Durante una cena con amici, al momento della foto tiene il braccio teso. Giusto per rendere più surreale la faccenda, l’autore dello scatto è un cameriere che si fa chiamare Jordan Bussolini (con la “b”, e comunque sono solo coincidenze). L’immagine fa il giro delle tv e finisce sotto i riflettori della commissione disciplinare della Federcalcio inglese. Partono i tentativi di interpretazione della postura dell’altro braccio, con la mano a coprire lo spazio tra labbro superiore e naso: forse – c’è chi se lo chiede – un riferimento ai baffetti di Hitler? Tra i pochi a difendere il ragazzo, il suo allenatore, una vecchia conoscenza del calcio italiano (sponda Inter). Ricordate Roy Hodgson? È lui a dire che il ragazzo non sapeva nulla. Lo stesso Wayne rispolvera il profilo ufficiale Twitter, che non usava da quasi due anni, per ammettere che il gesto era sì inappropriato, ma che non voleva ricordare o celebrare proprio un bel niente. Giornate di squalifica? Nessuna: per la commissione disciplinare Wayne è solo colpevole di “un deplorevole grado di ignoranza su Hitler e il regime nazista”. Ad Hennessey, scrivono i commissari, “sarebbe opportuno consigliare familiarità con eventi che continuano ad avere un grande significato per coloro che vivono in un paese libero”. Insomma, una tirata d’orecchie un po’ paternalista, ma niente di più. L’ignoranza scusa. E allora, perché studiare?
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