Bando ai tatticismi si gioca dando tutto
Se fossimo dei campioni, vinceremmo sempre. Invece la vita ci riserva brucianti sconfitte, o anche solo dei pareggini che frenano i nostri entusiasmi e rallentano la corsa. Anche nelle migliori famiglie, anche tra le migliori persone...
Se fossimo dei campioni, vinceremmo sempre. Invece la vita ci riserva brucianti sconfitte, o anche solo dei pareggini che frenano i nostri entusiasmi e rallentano la corsa. Anche nelle migliori famiglie, anche tra le migliori persone.
Come quando la squadra attacca con tutti gli uomini, sembra possa da un momento all’altro scardinare la difesa avversaria, e invece… E invece perde palla, e in difesa non c’è nessuno. Parte il contropiede, tutti a tornare come dei matti dietro, sapendo che ormai è troppo tardi. Ogni tanto il portiere fa il miracolo, ma il più delle volte no. È un’azione che abbiamo visto tante volte, da protagonisti o da spettatori, al campetto dietro casa o nello stadio della nostra città. E allora pensi di avere imparato la lezione e il prossimo attacco non lo facciamo tutti, ma lasciamo due difensori dietro, nel caso ce ne fosse bisogno. Ma non siamo campioni e ripetiamo gli stessi errori. Di nuovo tutti in avanti, gasati come se non avessimo appena preso gol. E niente, prima o poi qualcuno perde di nuovo la palla: gli avversari non aspettavano altro. Nuova ripartenza, nuovo gol. Poi – non accade sempre, ma qualche volta sì – l’arrembaggio porta gli esiti sperati. E ti porta una gioia che ti ripaga i cinque o sei gol appena incassati. Anche se, là fuori, c’è qualcuno che ti dice che comunque sei un pollo, perché avresti potuto perdere 3-0, invece di 6-1.
Questa partita è una canzone. Degli 883, un gruppo spesso accusato di cantare storie superficiali. O almeno questa è la critica che i miei amici rivolgevano a Max Pezzali (e quindi a me, suo fan). Ma “la dura legge del gol” racconta proprio questo: un gruppo di amici che si getta nella mischia in modo sgangherato, come una squadra che gioca con tutti gli uomini in attacco. Il gol finisce per prenderlo, ma la constatazione non lascia spazio alla rassegnazione: “Cosa importa chi vincerà / perché in fondo lo squadrone siamo noi”. Rispetto ai tatticismi da quattro soldi, questo mondo ha ancora lo spazio per i sognatori. Prenderanno – prenderemo – un’imbarcata di gol, vivendo certamente non le migliori delle vite possibili. Ma senza risparmiarsi mai, rialzando la testa riprovandoci ogni volta. E se poi dovrà essere 6-1 per gli altri, dove sta il problema?
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