Antonio porta sempre il rosario in panchina. Lo appoggia su una poltrona libera, se c’è. Sa bene che non gli consente di vincere qualsiasi partita, e infatti ne ha perse tante. Ed è consapevole del fatto che quei grani da spostare ad ogni Ave Maria non lo rendono un uomo integerrimo: al Mondiale per club ha rivolto parole non affettuose – e gesti poco edificanti – nei confronti dell’allenatore del Liverpool, Jurgen Klopp.
di Lorenzo Galliani
Storie legate al mondo del calcio che non trovano spazio sui quotidiani sportivi. Con uno sguardo un po' ironico e divertito Lorenzo Galliani rende giustizia ad un mondo vastissimo che sul palcoscenico dei campi senza manto erboso e senza tribune, spesso batte ai punti i "templi" dello sport dove si esibiscono le "primedonne" del pallone miliardario.
Chi non conosce Domenico non sa cosa si perde. Io, per fortuna, non sono tra questi. È infatti un mio studente di seconda media. Dico “mio”, anche se in realtà lo vedo una sola ora a settimana e decine di insegnanti possono dire di conoscerlo meglio di me...
Si può dare dieci? Molti professori dicono di no. Ne ho conosciuto uno che dava anche la motivazione, peraltro non richiesta: «Il dieci si dà solo a Dio». Peraltro, è un voto un po’ troppo basso...
Se tornassi adolescente, accanto al poster di Roberto Baggio ne appenderei uno di Nico Granatowski. Non tanto per il talento...
Al quarto minuto, su calcio d’angolo, il difensore dei verdi spazza l’area come peggio non potrebbe: ne viene fuori un pallone a campanile sul quale si avventa il capitano dei gialli...
Non so che fine abbia fatto Marco, non so dove cercarlo. Quando l’ho conosciuto, faceva il calciatore. Anzi, lavorava nell’editoria. Anzi, entrambe le cose...
Il suo nome è Daniel Lewis e la sua missione difendere i pali del Kidderminster United. Non facile, perché il 4 gennaio 2014 nel piccolo Aggborough Stadium (capienza poco superiore ai 6mila spettatori) arriva il più quotato Peterborough United...
La lezione l’abbiamo imparata a scuola: se non sai, fingi. La scena muta ti condanna a un 3, come un onesto “non lo so”, mentre con una risposta raffazzonata il 5 non è un miraggio.
Se c’è una cosa della quale i calciatori argentini non parlarono, nel mondiale del 1978, fu la scomparsa di tanti oppositori della dittatura. Giocavano per la propria nazione e ne difendevano un onore, in realtà, sporcato dagli orrori della giunta militare di Videla e certamente non ripulito dalla vittoria della coppa del mondo.
Marc Wilmots lo avevamo incrociato agli Europei del 2016. Un bel giorno per noi, un po’ meno per lui, commissario tecnico del suo Belgio asfaltato dai gol di Giaccherini e Pellè...