Il Calciastorie
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Quando un’azione salvavita vale più del dieci in pagella

Si può dare dieci? Molti professori dicono di no. Ne ho conosciuto uno che dava anche la motivazione, peraltro non richiesta: «Il dieci si dà solo a Dio». Peraltro, è un voto un po’ troppo basso...

Parole chiave: Il Calciastorie (121), Lorenzo Galliani (56), Sport (139), Calcio (136)

Si può dare dieci? Molti professori dicono di no. Ne ho conosciuto uno che dava anche la motivazione, peraltro non richiesta: «Il dieci si dà solo a Dio». Peraltro, è un voto un po’ troppo basso: a Nostro Signore bisognerebbe dare infinito. È raro anche prendere il massimo nella pagella de La Gazzetta dello Sport: un attaccante che segna una tripletta prende, bene che vada, un 8,5. Il dieci è qualcosa di inverosimile.
Lo ha avuto Totti nel giorno dell’addio al calcio: un voto alla carriera, più che alla prestazione. Lo hanno incassato anche Buffon e Cannavaro dopo la finale dei mondiali 2006: se ai rigori con la Francia avessimo perso, difficilmente avrebbero avuto la stessa considerazione. Anche Alessio Scarpi, quel giorno di vent’anni fa, non ha parato tutto quello che c’era da parare. Nella sfida contro la scatenata Udinese di Guidolin, ha subìto due reti. L’azione che vale il dieci in pagella arriva a pochi minuti dall’inizio del secondo tempo. Tomas Locatelli, fantasista friulano, trova sulla sua strada Gianluca Grassadonia. Il difensore sardo entra in scivolata e devia il pallone. Pericolo scampato? Tutt’altro: Locatelli, nella caduta, colpisce involontariamente l’avversario alla nuca. Grassadonia resta a terra, privo di sensi, e il primo a corrergli incontro è, per l’appunto, Alessio Scarpi. Lui, che difendeva la porta, va a proteggere il compagno, praticandogli una respirazione bocca a bocca e il massaggio cardiaco. Questione di pochi secondi e arriva il medico dell’Udinese a sostituirlo. Grassadonia si riprende e viene portato in ospedale. Avrà anche la forza per qualche intervista telefonica su una partita che neppure ricorda: «Non so dire se abbiamo fatto bene o fatto male, ma quello che conta è il risultato...». Verrà subito interrotto dal conduttore della tv locale: «No, veramente quello che conta è che tu stia bene...». A fine stagione il Cagliari riuscirà a salvarsi, un po’ per il rotto della cuffia.
Difficile dire se Scarpi, ancora prima del medico, abbia davvero salvato la vita a Grassadonia. Ma basta quella corsa verso il compagno per meritare il dieci e una riconoscenza che va oltre un voto in pagella.

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