Stop a Cresime ma chiese aperte!
Con una lettera del Vescovo inviata a tutti i sacerdoti, si dà notizia che a causa dell’emergenza sanitaria fattasi più acuta nelle ultime settimane e in risposta alla preoccupazione manifestata dagli amministratori locali, non tanto sulla sicurezza dei luoghi di culto e sulle celebrazioni liturgiche, ma sui momenti di festa che seguono, si chiede ai parroci di sospendere la celebrazione di prime Confessioni, prime Comunioni e Cresime fino a Natale...
Con una lettera del Vescovo inviata a tutti i sacerdoti, si dà notizia che a causa dell’emergenza sanitaria fattasi più acuta nelle ultime settimane e in risposta alla preoccupazione manifestata dagli amministratori locali, non tanto sulla sicurezza dei luoghi di culto e sulle celebrazioni liturgiche, ma sui momenti di festa che seguono, si chiede ai parroci di sospendere la celebrazione di prime Confessioni, prime Comunioni e Cresime fino a Natale. Si tratta di una decisione non facile da prendere e altrettanto dolorosa per chi aveva organizzato un po’ di festa almeno a livello familiare; certamente susciterà qualche polemica.
Va ricordato però che questo ennesimo stop imposto alla vita delle comunità parrocchiali non va inteso come un passo verso una nuova chiusura delle chiese, nemmeno come una resa per tanti laici e sacerdoti che si adoperano nei servizi di accoglienza, pulizia e ordine durante le celebrazioni liturgiche oltreché sperimentando nuove forme di catechesi.
Le nostre chiese continueranno ad essere aperte al culto ordinario garantendo alti standard di sicurezza per tutti i fedeli. Perciò mi permetto di fare un invito a tutti i dubbiosi e timorosi: tornate a partecipare senza esitazione alla celebrazione comunitaria in presenza! Non privatevi di gustare l’appuntamento domenicale con la mensa della Parola e dell’Eucaristia, dove la presenza reale del Signore si manifesta nelle specie eucaristiche e nella comunità dei fedeli riuniti.
Dobbiamo mantenere sempre alto il livello di attenzione e vivo il senso di responsabilità verso tutti, ma ricordiamo che in questo momento sotto l’aspetto sanitario le chiese sono più sicure di molti mercati e centri commerciali dove però non rinunciamo a recarci se vogliamo mangiare. Continueremo ad andare anche in chesa, salvo i casi che conosciamo bene, se vogliamo tenere viva la fiamma spirituale delle nostre comunità.
È alle porte il tempo di Avvento che si apre con l’invito evangelico alla vigilanza: il cristiano la vive nella preghiera, nella sobrietà, nella fede e carità instancabile, nella resistenza al male, ma mai da solo. Il Covid-19 ci ha fatto riscoprire la dimensione familiare della vita anche di fede, ma ciò non sia a scapito della vita comunitaria.
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