Siamo uomini nuovi nell’Uomo nuovo
Nel suo Trattato 30 che commenta il testo di Giovanni: “Non giudicate secondo le apparenze” (Gv 7,19-24), Agostino traccia l’identikit dell’uomo nuovo...
Nel suo Trattato 30 che commenta il testo di Giovanni: “Non giudicate secondo le apparenze” (Gv 7,19-24), Agostino traccia l’identikit dell’uomo nuovo. Anzitutto è l’uomo disposto ad ascoltare la Parola per giovarsene spiritualmente, cioè il vero discepolo: “Ascoltavano chi parlava di verità (Gesù) sia le persone veraci sia le persone mendaci. Ascoltavano chi parlava di carità e amici e nemici. Ascoltavano chi parlava del bene sia i buoni sia i cattivi. Ma Gesù vedeva e prevedeva coloro ai quali il discorso sarebbe giovato”. Uomo nuovo è poi colui che si circoncide il cuore: “La vera circoncisione significa la spogliazione delle cupidigie carnali dal cuore”. Agostino evidenzia questo aspetto come risposta all’accusa di aver risanato un paralitico in giorno di sabato. La sua risposta, a tono, è stata la seguente: “Anche voi fate la circoncisione di sabato”. In terzo luogo è uomo nuovo chi non giudica secondo le apparenze: “Non giudicate secondo le apparenze”, obietta Gesù ai suoi accusatori. E Agostino commenta: “Questa vizio, fratelli, che il Signore ha notato in questo passo (quello cioè di giudicare secondo le apparenze), è gran difficile evitarlo in questo mondo”. Si tratta appunto di giudicare tutto in termini di soggettività e riguarda “la vittoria sui nemici, la fecondità dei parti, la moltiplicazione dei figli, l’abbondanza dei frutti”. Cose tutte, osserva Agostino, da Vecchio Testamento, cioè da uomo vecchio. Cristo, invece, nato da una Vergine, è davvero l’Uomo nuovo, incarnato per rendere nuovo l’uomo. Per quale obiettivo, si chiede Agostino, Cristo, Uomo nuovo, è venuto a rendere nuovo l’uomo? Ecco la sua risposta sapiente: “Per desiderare le cose celesti, per bramare le cose sempiterne, per desiderare la patria che è lassù, dove non perdiamo l’amico e non temiamo l’avversario; dove viviamo con un affetto buono e senza difetto; dove nessuno nasce, perché nessuno muore; dove nessuno progredisce e nessuno viene meno; dove non si ha fame e non si ha sete, ma la sazietà è l’immortalità e il cibo è la verità!”.
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