Lo Spirito Santo, anima della comunione della Chiesa
Agostino è quanto mai convinto che l’unità ecclesiale della verità nella carità è realizzabile solo grazie alla presenza dello Spirito Santo nel Corpo ecclesiale di Cristo, come sua anima, cioè come principio vivificatore. Grazie alla sua presenza, le membra del Corpo di Cristo sono vive...
Agostino è quanto mai convinto che l’unità ecclesiale della verità nella carità è realizzabile solo grazie alla presenza dello Spirito Santo nel Corpo ecclesiale di Cristo, come sua anima, cioè come principio vivificatore. Grazie alla sua presenza, le membra del Corpo di Cristo sono vive. Evidentemente, però, solo le membra unite al Corpo, non quelle da esso recise. E se lo Spirito Santo ha nel Corpo ecclesiale la funzione vivificante, di conseguenza ha anche quella unificante. Lui è la radice dell’unità. Non può che farci dirigere simultaneamente e unanimemente lo sguardo del cuore verso la medesima luce della verità, pur da luoghi diversi. Per questo Agostino afferma che le diverse membra sono tenute ben compaginate e fuse insieme nell’unico Corpo dal dono dello Spirito, dalla “carità che è stata diffusa nei nostri cuori dallo Spirito Santo”.
È nello Spirito Santo che l’unità e “la società di comunione” della Chiesa viene costituita come un unico gregge; che la dispersione si fa unità e che le diverse lingue sono parlate dall’unità, cioè dalla Chiesa universale.
Tale funzione ecclesiale dello Spirito Santo ha il suo fondamento teologico. E Agostino lo rintraccia proprio nella specifica identità e funzione dello Spirito Santo all’interno del mistero di amore della Trinità. Lo Spirito Santo è la comunione tra il Padre e il Figlio, “l’unità di entrambi”, il loro “ineffabile abbraccio”. Lo precisa molto bene Ratzinger, quando riferendosi appunto al concetto di caritas in Agostino, afferma: “Anzi la caritas è Dio stesso: chi rimane nella caritas, rimane in Dio. Concreta teologia della Chiesa ed estrema speculazione metafisico-teologica si compenetrano. La caritas appare dapprima come la forza dell’intrinseca unità di natura di Dio, fatta persona nello Spirito Santo. Questa unità di Dio, si rispecchia nell’unità della Chiesa”.
L’unità della Chiesa ha dunque una fondazione teologica, non sociologica: Dio ha voluto che noi fossimo in comunione tra di noi e con Lui mediante il dono della comunione trinitaria, cioè lo Spirito Santo. In molti testi si sente l’eco dei contenuti elaborati magistralmente nel De Trinitate, ancora in forma embrionale; qualche tratto è sostanzialmente uguale. Di questa teologia sono intrise molte pagine di Agostino sul rapporto tra Spirito Santo e Chiesa. Agostino precisa, ad esempio, che noi siamo in comunione tra di noi e con Dio solo grazie al dono della comunione trinitaria, cioè lo Spirito Santo: “Voi sapete, carissimi, che in quella invisibile e incorruttibile Trinità che crede e professa la vera e cattolica fede, Dio Padre non è Padre dello Spirito Santo, ma del Figlio. E Dio Figlio non è Figlio dello Spirito Santo, ma del Padre. Dio Spirito Santo poi non è lo Spirito solo del Padre o solo del Figlio, ma del Padre e del Figlio. E questa Trinità, sebbene debbano essere conservate la proprietà e la sostanza delle singole persone, tuttavia per la stessa e indivisibile e inseparabile essenza o natura di eternità, verità e bontà, non risultano essere tre dei, ma un Dio solo. Per questo fatto, in rapporto alla nostra capacità di comprensione, per quanto ci sia concesso di vedere codeste realtà come in uno specchio e allusivamente, soprattutto a persone quali siamo noi al presente, si insinua l’idea di autorità nel Padre, di nascita nel Figlio, di comunione tra il Padre e il Figlio nello Spirito Santo, di uguaglianza nei tre. Pertanto proprio attraverso ciò che è comune al Padre e al Figlio, hanno voluto che noi fossimo in comunione tra di noi e con Loro, e mediante il dono che hanno in comune ambedue, cioè lo Spirito Santo, Dio e dono di Dio, noi potessimo raccoglierci in unità”.
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