Condiscepoli di Agostino
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La prescienza e la provvidenza di Dio

Agostino non esita ad affrontare il tema arduo e spinoso del rapporto tra prescienza divina e libertà dell’uomo. Anche in contrasto con Cicerone, il quale affermava che se Dio sapesse già tutto, “nulla sarebbe in nostro potere e non esisterebbe l’arbitrio della volontà” (De civ. Dei, V, 9, 2)...

Agostino non esita ad affrontare il tema arduo e spinoso del rapporto tra prescienza divina e libertà dell’uomo. Anche in contrasto con Cicerone, il quale affermava che se Dio sapesse già tutto, “nulla sarebbe in nostro potere e non esisterebbe l’arbitrio della volontà” (De civ. Dei, V, 9, 2). Agostino si fa interprete della dottrina cristiana: “Noi diciamo che Dio sa ogni cosa prima che accada e che con la volontà noi facciamo tutto ciò che percepiamo e conosciamo che viene fatto da noi. In realtà non diciamo che ogni cosa è compiuta dal fato; al contrario, diciamo che nessuna accade per fato” (De civ. Dei, V, 9, 3). Ma in quale rapporto stanno la prescienza di Dio e il libero arbitrio umano? La questione è assai complessa: “Noi facciamo molte cose che se non volessimo non faremmo certamente… Pertanto, per il fatto che Dio ha preconosciuto che cosa ci sarebbe stato nella nostra volontà non per questo non c’è nulla nella nostra volontà… Di conseguenza, in nessun modo siamo costretti o a togliere l’arbitrio della volontà una volta ritenuta la prescienza di Dio o a negare la prescienza delle cose future da parte di Dio una volta affermato l’arbitrio della volontà… non sia mai che neghiamo la sua prescienza per esercitare la volontà liberamente, mentre con il suo aiuto siamo o saremo liberi (davvero)… Pertanto l’uomo non pecca perché Dio ha preconosciuto che egli avrebbe peccato… Se egli non vuole non pecca, ma se non avrà voluto peccare anche questo fatto Lui (Dio) lo ha preconosciuto”(De civ. Dei, V, 10, 1.2).
Tutto, anche la libertà umana, ha origine da Dio provvidente. Dio ha creato ogni realtà come armonia: “Pertanto (la fede ci fa riconoscere) Dio sommo e vero con il suo Verbo e con lo Spirito Santo, le cui tre (Persone) sono un solo essere (essenza), Dio unico onnipotente, creatore e artefice di ogni anima e di ogni corpo. Per la partecipazione (alla sua vita) sono felici tutti coloro che sono felici, grazie alla verità e non alla vanità. Lui ha fatto l’uomo animale razionale di anima e di corpo. Ha permesso che l’uomo peccasse senza restare impunito e non lo lasciò senza misericordia. Ha dato ai buoni e ai cattivi l’essere comune anche alle pietre; la vita seminale anche con gli alberi; la vita dei sensi anche con gli animali; la vita intellettuale con i soli angeli. Da Lui proviene ogni misura, ogni bellezza, ogni ordine. Da Lui la misura, il numero, il peso. Da Lui tutto ciò che è di naturale, di qualunque genere sia, di qualunque valore sia. Da Lui i semi delle specie e le specie dei semi, il divenire delle specie e dei semi. Lui anche alla carne ha dato l’origine, la bellezza, la salute, la fecondità per la propagazione (della specie), la struttura delle membra, l’integrità della loro armonia. Lui ha dato all’anima irrazionale la memoria, il senso, l’appetito, ma all’essere razionale anche la mente, l’intelligenza, la volontà. Lui non ha lasciato senza armonia delle proprie parti e una certa qual pace non solo il cielo e la terra né soltanto l’angelo e l’uomo ma neppure le viscere di un minuscolo e disprezzabile essere animato, né la piuma di un uccello, né il fiorellino dell’erba né la foglia dell’albero. In nessun modo si deve credere che abbia voluto rendere estranei alle leggi della sua provvidenza i regni degli uomini, i loro domini e le loro espressioni di schiavitù” (De civ. Dei, V, 11).
Da questa armonia della creazione è derivato anche il compito dell’Impero Romano di portare ordine: “Da qui deriva il famoso detto del poeta (Virgilio) che, anteponendo a quelle delle altre popolazioni le stesse arti dei Romani di regnare e di imperare e di sottomettere e di debellare i popoli, così si espresse: ‘O Romano, ricordati di reggere i popoli con il comando, di imporre le condizioni alla pace, di risparmiare chi si assoggetta e di domare i superbi’” (De civ. Dei, V, 12,2).  

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