Condiscepoli di Agostino
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Il libero arbitrio dell’uomo e la prescienza di Dio

Il tema del libero arbitrio, cioè dell’uso della libertà, è uno dei più approfonditi da Agostino. In tutto l’arco della sua vita...

Parole chiave: Vesovo Emerito (1), Aforismi (57), Sant'Agostino (190), Mons. Giuseppe Zenti (330)

Il tema del libero arbitrio, cioè dell’uso della libertà, è uno dei più approfonditi da Agostino. In tutto l’arco della sua vita. Questo tema entra in un vortice di questioni quando viene coniugato con la prescienza di Dio. Sta di fatto che Dio non solo sa in anticipo ciò che l’uomo fa, ma ne conosce persino i pensieri e i sentimenti. Dio da sempre ci conosce e conosce tutto. E lo conosce da sempre, dall’eternità. E, come precisa Agostino, la sua eternità è il suo oggi. Per cui nemmeno si può dire che Dio sapeva, ma semplicemente che sa. Sa il passato, il presente e il futuro, perché per Lui tutto è semplicemente presente. Di qui la soluzione data da Agostino del rapporto tra libero arbitrio dell’uomo, a lui dato da Dio e che Dio rispetta e difende ad ogni costo. Tra libero arbitrio e prescienza, o scienza, di Dio non vi è alcuna opposizione. Ecco un testo importante a tale riguardo contenuto nella Città di Dio: “Noi facciamo molte cose che se non volessimo non faremmo” (De civitate Dei, 5,10,1). Dunque il nostro agire è in mano alla nostra libertà che lo governa. E Agostino corregge il possibile travisamento di chi attribuisce tutto a Dio, il quale condizionerebbe nella sua prescienza l’esercizio della libertà: “Non è pertanto vero che per il fatto che Dio ha saputo per prescienza che cosa ci sarebbe stato nella nostra volontà, nella nostra volontà non c’è nulla” (De civitate Dei, 5,10.2). La prescienza di Dio non annulla il libero arbitrio e, di conseguenza, il valore morale delle sue decisioni, frutto di responsabilità personale: “Per cui in nessun modo siamo costretti o, una volta sostenuta la prescienza di Dio, a togliere l’arbitrio della volontà, o, una volta affermato l’arbitrio della volontà, a negare che Dio non conosca le cose future, ma ambedue abbracciamo” (Ivi). Agostino si mostra un genio nella sua capacità di armonizzare gli opposti, escogitando il medium: “L’uomo dunque pecca non perché Dio ha saputo per prescienza che egli avrebbe peccato. Al contrario, non si dubita che è proprio lui a peccare quando pecca. Se non vuole, certamente non pecca; ma se non avrà voluto peccare, anche questo Dio lo ha conosciuto per prescienza” (Ivi). In effetti, la prescienza di Dio è solo conoscenza, non determinazione divina che incide, come forza limitante, sull’esercizio davvero libero e responsabile del libero arbitrio.

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