Condiscepoli di Agostino
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La dignità originaria del matrimonio

Anche l’unione coniugale si compie in un ambito di pudore, fuori dagli occhi di altri, fossero pure figli già cresciuti: “L’unione sessuale coniugale, che secondo le norme delle tavole matrimoniali diventa causa della procreazione dei figli, benché sia lecita e onesta, non cerca forse insieme un letto lontano da spettatori?…

Parole chiave: La città di Dio (66), Sant'Agostino (190)

Anche l’unione coniugale si compie in un ambito di pudore, fuori dagli occhi di altri, fossero pure figli già cresciuti: “L’unione sessuale coniugale, che secondo le norme delle tavole matrimoniali diventa causa della procreazione dei figli, benché sia lecita e onesta, non cerca forse insieme un letto lontano da spettatori?… Questa azione rettamente compiuta brama talmente di essere conosciuta che tuttavia provoca rossore ad essere vista. Chi infatti non sa che… al fine che siano procreati i figli le mogli vi sono condotte con tanta frequenza e tuttavia quando si fa in modo che nascano dei figli, non si permette nemmeno ai figli, se già vi sono nati, di diventarne testimoni?” (De civ. Dei, XIV, 18).
La libidine sessuale ha necessità di una mente moderatrice e di una volontà determinata a dominarla. L’uomo preferisce esporsi al pubblico da arrabbiato piuttosto che nell’atto coniugale: “E quei filosofi che si sono maggiormente avvicinati alla verità hanno confessato che l’ira e la libidine sono le parti viziose dell’animo, per il fatto che si muovono torbidamente e disordinatamente anche verso quelle cose che la sapienza vieta di ottenere, e per questo ha bisogno di una mente moderatrice e di una ragione… Un uomo sopporta di più una moltitudine di spettatori quando ingiustamente si adira nei confronti di un uomo rispetto alla vista anche di uno solo quando si unisce alla moglie in modo giusto” (De civ. Dei, XIV, 19).
Una doverosa precisazione: la benedizione delle nozze finalizzate a procreare senza concupiscenza ha preceduto il peccato: “Ma quella benedizione delle nozze (la procreazione senza concupiscenza) è stata data prima che peccassero, affinché si sapesse che la procreazione dei figli spetta alla gloria del connubio, non alla pena del peccato” (De civ. Dei, XIV, 21).
Dio ha creato l’uomo e la donna con il sigillo della sessualità, finalizzata principalmente alla proliferazione della specie: “Noi poi in nessun modo dubitiamo che il proliferare e il moltiplicarsi e il riempire la terra è dono delle nozze, che Dio ha istituito fin dall’inizio prima del peccato dell’uomo, creando maschio e femmina; il loro sesso evidente senza dubbio sta nella carne” (De civ. Dei, XIV, 22). Agostino insiste su questo aspetto, appellandosi al testo della Genesi: “Li fece maschio e femmina. E Dio li benedisse dicendo: «Prolificatevi e aumentate di numero e dominate la terra»” (Ivi), testo ripreso alla conclusione, evocando Mt 19 sull’unità indissolubile della coppia: “È dunque certo che furono istituiti maschio e femmina, così che ora vediamo e conosciamo due persone umane di diverso sesso, ma si dicono uno solo sia per l’accoppiamento sia per l’origine della femmina che è stata creata dal fianco del maschio” (Ivi). Ecco perché, precisa Agostino, l’apostolo Paolo ammonisce i mariti ad amare le mogli (Cfr. Ivi). Va da sé, osserva ancora Agostino, che la procreazione è un dono di Dio che precede il peccato originale (Cfr. De civ. Dei, XIV, 23). Di conseguenza, “se non ci fosse stato il peccato, quelle nozze erano degne della felicità del paradiso, avrebbero generato una prole da amare e non avrebbero avuto la libidine di cui vergognarsi” (De civ. Dei, XIV, 23.2). Aggiunge: “La pudicizia viene custodita non permettendo il piacere del peccato” (De civ. Dei, XIV, 23.3). Questo è il progetto di Dio prima del peccato originale: “L’uomo maschio (vir) avrebbe dato il seme per la prole con le membra genitali mosse dalla volontà non concitate dalla libidine, la donna l’avrebbe ricevuto, quando ciò fosse necessario e per quanto fosse necessario” (De civ. Dei, XIV, 24.1).
† Giuseppe Zenti
Vescovo di Verona

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