La Magna Carta della vita buona in famiglia

In attesa dei risultati conclusivi del Sinodo sulla famiglia, ci permettiamo di segnalare le principali virtù connesse con una vita conforme alle esigenze del Sacramento del Matrimonio. Certo, il Sacramento in sé, che fa partecipi gli sposi cristiani del flusso di amore di Cristo per la sua Chiesa, è puro dono, assoluta gratuità. Il viverne le esigenze, invece, oltre che frutto delle grazie specifiche che Dio elargisce puntualmente, è anche effetto dell’impegno degli sposi e, più estesamente, di ogni componente della famiglia.
Bastino due testi biblici significativi, indirizzati certo a tutti i cristiani, ma carichi di una segnaletica relazionale particolarmente adatta alla famiglia.
Anzitutto dalla lettera ai Romani: “La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. […] Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera. Condividete le necessità dei santi, siate premurosi nell’ospitalità. Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia; piangete con quelli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non nutrite desideri di grandezza; volgetevi piuttosto a ciò che è umile. Non stimatevi sapienti da voi stessi. Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti. […] Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene” (Rm 12,9-19. 21).
E dalla lettera ai Colossesi: “Scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi dunque di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine [mitezza], di longanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto. E la pace di Cristo abiti nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E rendete grazie. La Parola di Dio abiti tra voi nella sua ricchezza. Con ogni sapienza istruitevi e ammonitevi a vicenda con salmi, inni e canti ispirati, con gratitudine, cantando a Dio nei vostri cuori. E qualunque cosa facciate, in parole ed in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie per mezzo di lui a Dio Padre” (Col 3,12-17).
Mi permetto solamente di dare rilievo alle virtù domestiche maggiormente evidenziate da Paolo. La virtù fondamentale è l’umiltà, dalla quale sono cimentate tutte le altre, assieme alla carità fraterna; senza la quale, al contrario, tutte le altre perderebbero vigore. Anche la sopportazione (pazienza) nel presente e la longanimità, cioè il pazientare in vista di un futuro carico di frutti, sono virtù da mantenere vive. Viene sottolineata la disponibilità alla condivisione delle gioie e delle sofferenze; come pure alla riconciliazione e al perdono che ha il suo vertice nella massima: “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene”. E poi la preghiera che dà efficacia all’impegno di concretizzare le esigenze delle varie virtù, mirando sempre a fare tutto per la gloria di Dio, e la lettura della Parola di Dio.
Questi e altri testi meriterebbero di essere fissati nella memoria del cuore da parte di tutti i componenti della famiglia, assumendoli come Magna Carta, una sorta di mappa, del vivere buono in famiglia. Allora la famiglia non va in crisi fino al punto da dichiarare il suo stato di fallimento.
† mons. Giuseppe Zenti
Vescovo di Verona