L’amore paradigma di ogni virtù
Dal libro quindici al libro diciotto della Città di Dio, Agostino traccia il profilo della storia dell’umanità, da Adamo in poi...
Dal libro quindici al libro diciotto della Città di Dio, Agostino traccia il profilo della storia dell’umanità, da Adamo in poi. Al paragrafo 22 predispone la situazione di immoralità vissuta sulla terra per motivare il diluvio. Agostino evidenzia il fatto che sulla terra aumentavano gli appartenenti alla città di Dio ma anche quelli appartenenti alla città terrena. Purtroppo, precisa, l’avvenenza delle donne della città terrena travolse molti uomini della città di Dio: “Così i figli di Dio furono avvinti dall’amore per le figlie degli uomini e per averle come mogli decaddero nella moralità della società terrena, abbandonando la religione” (De civitate Dei 15,22). Non che la bellezza fisica sia un male, anzi, in sé è un bene. Ma può essere amata male, quando la si pone prima di Dio. In effetti, osserva Agostino, “essendo un bene si può amare bene e male; bene se si fa nel rispetto dell’ordine, male nella violazione dell’ordine” (Ivi). Il tema dell’ordine è particolarmente caro ad Agostino. E lo vedremo anche in seguito, quando vi dedicheremo una intera riflessione. Per il momento ci basta sottolineare il fatto che Agostino mai dimentica che l’amore assoluto spetta a Dio. Amando Lui, mai si devia dall’ordine dell’amore (Cfr. Ivi). Acuta la sua osservazione in proposito: “L’amore stesso deve essere amato nell’ordine!” (Ivi). Dunque, l’amore deve considerare l’oggetto della sua destinazione: da amore assoluto per l’Assoluto, ad amore relativo per le realtà relative e tra di esse, in graduatoria, da quelle più nobili a quelle infime. Senza capovolgimenti. Allora tutto è amato secondo virtù. E a questo punto Agostino innesta la definizione di virtù, connessa appunto con ordine: “La definizione breve e vera di virtù è l’ordine dell’amore!”. Dunque, l’amore ordinato è il paradigma di ogni virtù. E stabilisce da che parte ci si è schierati, se dalla parte della città di Dio o di quella terrena. Conclude pertanto l’asserto iniziale: “Infranto l’ordine di questo amore, i figli di Dio trascurarono Dio e amarono le figlie degli uomini” (Ivi). Quanto basta per aver chiara la linea della netta separazione tra le due città: “Con i due termini, amore a Dio o alle cose al di sopra di Dio, si distinguono sufficientemente le due città” (Ivi). I testi citati ci mostrano un Agostino dalla mente ordinata, che sa distinguere il bene dal male nei termini di un riferimento all’Assoluto di Dio: bene è ciò che è ordinato a Dio, secondo il suo ordine, male ciò che lo altera e contrasta.
† Giuseppe Zenti
Vescovo emerito di Verona
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