Il dono della maternità e della paternità
L’Esortazione postsinodale Amoris Laetitia dà grande risalto alla maternità e alla paternità, riservando anzitutto alle madri espressioni di altissima stima: “Le madri sono l’antidoto più forte al dilagare dell’individualismo egoistico. […] Sono esse a testimoniare la bellezza della vita. Senza dubbio, una società senza madri sarebbe una società disumana, perché le madri sanno testimoniare sempre, anche nei momenti peggiori, la tenerezza, la dedizione, la forza morale.
L’Esortazione postsinodale Amoris Laetitia dà grande risalto alla maternità e alla paternità, riservando anzitutto alle madri espressioni di altissima stima: “Le madri sono l’antidoto più forte al dilagare dell’individualismo egoistico. […] Sono esse a testimoniare la bellezza della vita. Senza dubbio, una società senza madri sarebbe una società disumana, perché le madri sanno testimoniare sempre, anche nei momenti peggiori, la tenerezza, la dedizione, la forza morale. Le madri trasmettono spesso anche il senso più profondo della pratica religiosa […]. Carissime mamme, grazie, grazie per ciò che siete nella famiglia e per ciò che date alla Chiesa e al mondo” (AL 174).
Dopo aver esaltato la figura materna, con la sua capacità di incidere in profondità nell’animo dei figli, persino nel far maturare in loro il senso della fiducia e dell’autostima, Papa Francesco fissa l’attenzione alla figura del padre, altrettanto significativa della madre: “Un padre, con una chiara e felice identità maschile, che a sua volta unisca nel suo tratto verso la moglie l’affetto e l’accoglienza, è tanto necessario quanto le cure materne. […] La presenza chiara e ben definita delle due figure, femminile e maschile, crea l’ambiente più adatto alla maturazione del bambino” (AL 175).
A questo punto, l’Esortazione indugia sul ruolo del padre, proprio in un contesto sociale culturale di “società senza padri” (cf AL 176). Non si tratta di un padre padrone con il suo autoritarismo trasformato in una larva di padre, assente e sbiadita figura, troppo concentrato sul suo lavoro e la sua carriera (cf ivi). Oggi si scade nel rischio di uno svigorimento dell’autorità di padre al punto che “si scambi[a]no i ruoli tra genitori e figli” (ivi).
In realtà, “Dio pone il padre nella famiglia perché, con le preziose caratteristiche della sua mascolinità, sia vicino alla moglie, per condividere tutto, gioie e dolori, fatiche e speranze. E perché sia vicino ai figli nella loro crescita […]. I figli hanno bisogno di trovare un padre che li aspetta quando ritornano dai loro fallimenti. […] Non è bene che i bambini rimangano senza padri e così smettano di essere bambini prima del tempo” (AL 177).
Va da sé che anche quando “molte coppie di sposi non possono aver figli […] la maternità […] si esprime in diversi modi” (AL 178). C’è, ad esempio, l’opportunità di “donare una famiglia a chi non l’ha” (AL 179). Nel paragrafo successivo l’Esortazione precisa il fatto che “la scelta dell’adozione e dell’affido esprime una particolare fecondità dell’esperienza coniugale, al di là dei casi in cui è dolorosamente segnata dalla sterilità. […] A fronte di quelle situazioni in cui il figlio è preteso a qualsiasi costo, come diritto del proprio completamento, l’adozione e l’affido rettamente intesi mostrano un aspetto importante della genitorialità e della figliolanza” (AL 180), mentre viene severamente condannato “il traffico di bambini fra Paesi e Continenti” (ivi).
Le famiglie vengono incoraggiate a essere aperte al sociale, senza mai barricarsi nel proprio recinto (cf AL 181), disponibili invece a “sanare le ferite degli abbandonati” (AL 183). Proprio grazie a queste testimonianze di accoglienza, “le famiglie parlano di Gesù agli altri […] e mostrano la bellezza del Vangelo e dello stile di vita che ci propone” (AL 184).
† mons. Giuseppe Zenti
Vescovo di Verona