Giovani missionari accompagnati dagli adulti
Papa Francesco vuole farci partecipi del suo convincimento, che cioè il bene ha il diritto di essere conosciuto, nonostante le diffuse manifestazioni di fragilità dell’uomo di tutti i tempi. Bastano poche attenzioni. Invitare, ad esempio, un amico ad un pellegrinaggio per chiedere l’aiuto della Madonna, equivale a compiere un gesto missionario significativo (Cfr CV 239). Si tratta di una espressione di pastorale giovanile popolare, che rompe tutti gli schemi ecclesiastici. Questa espressione va accompagnata ma non imbrigliata e troppo regolata (Cfr Ivi).
Papa Francesco vuole farci partecipi del suo convincimento, che cioè il bene ha il diritto di essere conosciuto, nonostante le diffuse manifestazioni di fragilità dell’uomo di tutti i tempi. Bastano poche attenzioni. Invitare, ad esempio, un amico ad un pellegrinaggio per chiedere l’aiuto della Madonna, equivale a compiere un gesto missionario significativo (Cfr CV 239). Si tratta di una espressione di pastorale giovanile popolare, che rompe tutti gli schemi ecclesiastici. Questa espressione va accompagnata ma non imbrigliata e troppo regolata (Cfr Ivi).
Del resto tutta la pastorale giovanile è per natura missionaria. Allora diventa anche arricchente: “I giovani si arricchiscono molto quando superano la timidezza e trovano il coraggio di andare a visitare le case, e in questo modo entrano in contatto con la vita delle persone, imparano a guardare al di là della propria famiglia e del proprio gruppo, cominciano a capire la vita in una prospettiva più ampia” (CV 240). E precisa ulteriormente: “Nello stesso tempo, la loro fede e il loro senso di appartenenza alla Chiesa si rafforzano” (Ivi). Le stesse missioni giovanili “organizzate durante i periodi di vacanza dopo un periodo di preparazione, possono suscitare un rinnovamento dell’esperienza di fede e anche seri approcci vocazionali” (Ivi).
Il Papa invita i giovani a farsi missionari anche attraverso i social (Cfr CV 241). Evidentemente, il Papa guarda a loro con stima e fiducia. Tuttavia, osserva, “i giovani hanno bisogno anche di essere accompagnati” (CV 242). Per prima dev’essere la loro famiglia che si fa accompagnatrice. Ma poi tutta la pastorale giovanile è chiamata a farsi compagna di strada, proponendo “un progetto di vita basato su Cristo” (Ivi). Concretamente, per la stragrande maggioranza, un progetto che “si concretizzerà nel matrimonio e nella carità coniugale” (Ivi). Di conseguenza pastorale giovanile e pastorale familiare si intersecano e si integrano. Di fatto però dev’essere l’intera comunità cristiana a sentirsi sensibile e responsabile dell’accompagnamento, accogliendo i giovani per quello che sono, incoraggiandoli e stimolandoli (Cfr CV 243).
A tal fine, osserva ancora il Papa, occorre preparare persone esperte dedicate all’accompagnamento, considerando questo fatto come una priorità pastorale (Cfr CV 244). Il Papa sottolinea l’importanza della valorizzazione dei leader naturali, dopo averli preparati e formati, comprese figure femminili, seminaristi e religiosi/e (Cfr CV 245). Quali caratteristiche devono avere gli accompagnatori? Ecco quanto gli stessi giovani che hanno partecipato al Sinodo propongono: “Essere un cristiano fedele impegnato nella Chiesa e nel mondo; essere in continua ricerca della santità; essere un confidente che non giudica; ascoltare attivamente i bisogni dei giovani e dare risposte adeguate; essere pieno d’amore e di consapevolezza di sé; riconoscere i propri limiti ed essere esperto delle gioie e dei dolori della vita spirituale” (CV 246). Tutte qualità importanti. Ma non bastano. Per questo il Papa prosegue: “Una qualità di primaria importanza negli accompagnatori è il riconoscimento della propria umanità, ovvero che sono esseri umani e che quindi sbagliano: non persone perfette, ma peccatori perdonati” (Ivi). Per questo gli accompagnatori non vanno mai messi su un piedestallo, ma siano educati a camminare al fianco dei ragazzi e dei giovani, rispettando la loro libertà e aiutandoli a far crescere e maturare i germi di fede. Gli accompagnatori – laici, preti e consacrati/e – hanno bisogno di una formazione permanente.
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