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In cammino verso il Sinodo

Don Melchiori (Cpag): «Dai giovani emerge la richiesta di una Chiesa che sia più famiglia e compagna di viaggio»

In cammino verso il Sinodo

Si avvicina la fase culminante del Sinodo “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale” che chiamerà a raccolta i vescovi il prossimo ottobre. L’appuntamento, preceduto e preparato con mesi di ascolto e confronti, è un tentativo della Chiesa di porsi a servizio dei giovani, per capire come aiutarli a rispondere alla chiamata all’Amore di Dio Padre. Ma nasce anche dall’esigenza di ricevere dai giovani stessi stimoli, consigli e idee per rinnovare i linguaggi e rendere l’annuncio della Parola sempre più moderno e attuale, pur rimanendo nel solco della tradizione.

La preparazione a Verona. Ma come si sta preparando la Chiesa di Verona a questo grande momento? A spiegarlo è don Giampaolo Melchiori direttore del Centro diocesano di pastorale adolescenti e giovani (Cpag). «In quest’anno in cui siamo entrati nel vivo della fase preparatoria, come Centro di pastorale ci siamo concentrati sull’ascolto di giovani, ma in una maniera indiretta, ossia attraverso un’équipe di preti che si sta trovando regolarmente per comprendere come recepire le indicazioni che ci sono arrivate dal documento preparatorio del Sinodo». Inoltre, dal confronto all’interno dei vari contesti in cui ha operato il Cpag, come le riunioni coi volontari del “Gruppo della casa”, le formazioni per animatori, i ritiri vissuti a contatto con molti ragazzi, gli esercizi spirituali, sono emerse indicazioni molto chiare. «Anzitutto una richiesta di Chiesa ben precisa: meno burocratica, meno frontale; una Chiesa che sia più famiglia, compagna di viaggio, capace di entrare nel quotidiano. Una Chiesa che sappia ascoltare, e anche restituire, quei criteri che papa Francesco ha più volte rilanciato: far memoria con gratitudine della propria storia per leggere e interpretare alla luce di essa quello che si sta vivendo, arrivando infine a compiere la propria scelta».

Approfondimento e accompagnamento. Se dai giovani emerge il desiderio di questo tipo di Chiesa, dall’osservazione operata dal Centro emerge come a livello parrocchiale, vicariale e diocesano ci sono numerose attività di imprinting, di primo annuncio, per fare giungere i giovani all’incontro con il Signore. Occorre però investire anche su un passaggio successivo. «C’è bisogno di approfondimento, di un accompagnamento a incarnare e far proprio l’incontro con Cristo, renderlo costante nel tempo e quotidiano» osserva don Giampaolo. «In diocesi ci sono già alcune realtà che fanno questo e occorre quindi implementarle. Penso alla Preghiera giovani o al percorso del “Beati Voi”, che aiutano a lavorare sulla preghiera; penso agli incontri di “Scuola della Parola”, che in continuità con le attività precedenti, portano ad un approfondimento della Parola stessa; penso ad “Amori in corso” per i giovani fidanzati; ad “Ad amare si impara”, il percorso realizzato con Iner per approfondire la tematica dell’affettività; penso ai week-end vocazionali; agli esercizi spirituali nel quotidiano, che riproporremo; agli esercizi vissuti a San Zeno di Montagna, come occasioni in cui aiutare i giovani a stare esposti al Signore con la propria vita, per cercare di leggerla assieme a Lui. Queste attività di accompagnamento vanno verso il discernimento vocazionale indicatoci da papa Francesco quale fulcro della nostra attività pastorale. Che non deve essere l’arrivare subito ad una decisione di diventare prete, suora, moglie o marito, ma l’imparare a riconoscere e a rispondere quotidianamente ad un Dio che parla. E solo dentro questa continuità, dentro questo dialogo costante, si può arrivare a una dimensione stabile e definitiva di vita».

I pellegrinaggi sinodali. Per questa estate il Cpag ha organizzato anche una serie differenziata di pellegrinaggi che precedono l’incontro di agosto con il Papa. Questo sarà il primo raduno di Francesco con i soli giovani italiani, con i quali, all’interno di una veglia, invocherà il dono dello Spirito sull’assemblea dei vescovi di ottobre. Ma il Santo Padre ha proposto anche a tutti i giovani di giungere a Roma con lo stile del pellegrinaggio. Quindi i ragazzi arriveranno nella capitale da tutta Italia dopo aver percorso le vie che nei secoli i pellegrini hanno tracciato. «Non abbiamo voluto fare un unico grande pellegrinaggio – spiega il direttore del Cpag – ma più percorsi, anche piccoli, perché nel quotidiano camminare, i giovani e i loro accompagnatori possano sperimentare la condivisione della vita in una modalità più umana possibile, quella della vicinanza reale».

Quattro sono le proposte diocesane: lungo la Via Francigena; attorno alla zona di Assisi, nei luoghi dei santi Chiara e Francesco; a Loreto e in canoa lungo il Tevere. Ci saranno poi alcuni pullman che raggiungeranno direttamente Roma solo per vivere la veglia con papa Francesco. «Ci piacerebbe aiutare i giovani a capire come l’essenzialità di questa esperienza rispecchi l’essenzialità e la freschezza che ci chiedono loro stessi. Si tratta sempre di una quotidianità fatta di passi: nel pellegrinaggio sono passi fisici, mentre nella nostra vita, per usare un’immagine cara a papa Francesco, passi che sono scelte, a cui corrispondono rischi». Dunque chi camminerà, ma anche chi andrà in canoa, pagaiando, farà esperienza di un passo, di una scelta che richiede sempre un rischio. «Gesù è il Signore del rischio e il Papa ci domanda davvero di avere il coraggio di fare questi passaggi. E poi c’è la bellezza dello stare insieme in piccoli gruppi, per ritrovarsi in un unico gruppone una volta a Roma».

Animatori testimoni. L’ascolto a cui il Sinodo ha chiamato tutta la Chiesa, nella nostra diocesi è e sarà indirizzato in modo particolare sugli animatori. «È il vescovo Giuseppe che ci chiede di prenderci cura di loro. Anche dalle verifiche delle nostre attività, però, emerge quanto è importante che sia curato questo ruolo fondamentale. Ci sembra indispensabile per tutti coloro che fanno animazione a vari livelli, non solo puntare su tecniche o arti di animazione, ma accompagnarli e aiutarli a fare un cammino più autenticamente cristiano, permettendo loro di sperimentare un Dio che ci si mette a fianco. E, maturando questa consapevolezza, potranno diventare più che animatori, autentici testimoni». 

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