Non basta la prima per l’ultimo Scorsese
Silence
(Usa, 2016)
regia: Martin Scorsese
con: Liam Neeson, Adam Driver, Andrew Garfield
durata: 161’
Valutazione Cnvf: complesso/problematico/dibattiti
A considerare la nutrita e variegata filmografia di un autore come Martin Scorsese, potremmo tentare una sintesi delle sue passioni, a volte anche delle sue ossessioni, riducendole a tre grandi filoni. Uno è certamente quello delle storie che hanno a che fare con la violenza e la malavita (da Mean Streets a The Wolf of Wall Street). L’altra è la musica (da L’ultimo valzer a George Harrison). Il terzo è relativo alla fede cattolica, sempre affrontata in termini controversi e problematici, da L’ultima tentazione di Cristo a quest’ultimo Silence, anche se quasi tutti i suoi film hanno riferimenti e rimandi al mistero del sacro e alle domande ultime che ne scaturiscono.
Silence è film al quale Scorsese pensava da moltissimo tempo, dopo aver letto il romanzo di Shusaku Endo, scrittore giapponese cattolico, pubblicato nel 1966.
Cinquant’anni dopo la pagina scritta diventa opera cinematografica, poderosa e affascinante, che forse soffre del maggior limite di un regista che ha moltissimi pregi, ma non quello di eccellere nella misura.
La vicenda è ambientata nel Giappone del Seicento. I padri gesuiti Rodrigues (Andrew Garfield) e Garupe (Adam Driver) vengono inviati in missione per verificare la notizia secondo la quale il loro confratello Cristovao Ferreira (Liam Neeson) avrebbe abiurato. Conosceranno il fascino delle terre d’Oriente e l’orrore di orribili persecuzioni delle quali furono vittime i cristiani.
Scorsese ci conduce attraverso un viaggio sia di spostamenti fisici che di tormenti dell’anima, non risparmiando né magnifiche sequenze di enorme suggestione visiva (grazie anche a scenografie e costumi realizzati dai suoi fedeli collaboratori Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo e alle locations scelte a Taiwan, dove il film è stato girato), né momenti cruenti, a tratti quasi insopportabili.
Grande organizzatore di macchine da spettacolo, il regista mette al massimo frutto il lavoro nella fotografia di Rodrigo Prieto, nella musica di Kim Allen e Kathryn Kluge, nella recitazione dei tre ottimi protagonisti e dei comprimari.
Silence è film che andrebbe visto più di una volta, tanta e tale è la potenza emotiva di una prima visione, torrenziale e coinvolgente, da renderne necessaria almeno una seconda, per ripercorrere con passo più riflessivo le vicende e le immagini che le raccontano.
Il suo merito principale, ed è merito rimarchevole, è quello di dar rilievo e attenzione alle ragioni sia degli uni che degli altri, lasciando allo spettatore lo spazio di valutazione e considerazione che ogni opera intelligente, e intelligente regista, sono capaci di mettere a disposizione.