Le Carrè merita qualcosa di più
Il traditore tipo
(Gran Bretagna, 2016)
regia: Susanna White
con: Ewan McGregor, Stellan Skarsgard, Naomie Harris
durata: 107’
Lungo e articolato è il rapporto delle opere dello scrittore inglese John Le Carré con il grande (e il piccolo) schermo. A partire dal 1965, anno in cui Martin Ritt dirige l’adattamento de La spia che venne dal freddo, non tutti ma moltissimi degli ottimi romanzi di uno dei più importanti autori contemporanei hanno avuto la loro versione cinematografica. Alcuni (come La spia – A Most Wanted Man di Anton Corbijn) sono degli ottimi film. Altri sono da collocare nelle oneste opere di media levatura.
Ultima in ordine in tempo, senza dimenticare l’ottima miniserie televisiva The Night Manager diretta da Suzanne Bier con Tom Hiddleston e Hugh Laurie, ecco la trasposizione di un romanzo pubblicato nel 2010. Ci sono tutti gli ingredienti delle storie “à la Le Carré”, visto che possiamo considerare che si tratta non di un genere letterario ma di un vero e proprio stile. C’è la coppia di persone ordinarie, qui rappresentata dal professore di inglese Perry Makepiece (Ewan McGregor) e dalla sua fidanzata Gail Perkins (Naomie Harris), che fa l’avvocato. C’è il personaggio incontrato accidentalmente che sconvolgerà la loro vita, che in questo caso è Dima, uomo d’affari russo quanto mai ambiguo (Stellan Skarsgard). Ci sono gli intrecci e le situazioni in cui ciò che appare non è ciò che è appare quando meno ce lo aspettiamo.
Peccato che chi si è dedicato alla sceneggiatura, cioè Hossein Amini, non sia andato oltre il compito svolto con diligenza ma senza grandi capacità di invenzione originale.
Ridurre Le Carré non è semplice, è necessario convenire su questo assunto. Le sue trame sono sempre intricate al punto giusto, ma non siamo di fronte ad uno scrittore attento solo ai meccanismi delle storie di spionaggio. È la caratterizzazione dei personaggi la sua forza, soprattutto quando descrive con la maestria che gli è propria le molte facce delle personalità degli esseri umani, che nel suo mondo, che assomiglia tantissimo a quello reale, non sono mai interamente buoni o del tutto cattivi. Susanna White è una brava regista inglese che ha molta esperienza e che ha diretto per il cinema e la televisione storie di tipo molto diverso, dedicandosi spesso alla trasposizione di opere letterarie: da classici come Jane Eyre a racconti per l’infanzia come Tata Matilda e il grande botto.
Qui, anche se aiutata da un cast di attori di sicura capacità interpretativa, ma come detto non coadiuvata come sarebbe necessario dal lavoro di sceneggiatura, tiene il timone dell’impresa senza farla naufragare, ma neanche senza mai navigare nel mare aperto che la storia avrebbe potuto offrire.