Laura ribelle contro la normalità
In un posto bellissimo (Italia, 2015)
regia: Giorgia Cecere
con: Isabella Ragonese, Alessio Boni, Paolo Sassanelli, Piera Degli Esposti, Michele Griffo, Feysal Abbaoui
durata: 100 min.
Giudizio Cnvf: consigliabile/problematico/dibattiti
«Tu non sei normale», dice Andrea (Alessio Boni) alla moglie Lucia (Isabella Ragonese). «Forse», risponde lei, parlando più a se stessa che non al compagno di vita.
Nella sua opera d’esordio (Il primo incarico, 2010) Giorgia Cecere aveva raccontato di una giovane maestra nella calda e luminosa Puglia degli anni Cinquanta. Per parlarci di Lucia sceglie invece le terre intrise d’acqua, di umidità, di nebbia del Piemonte astigiano. Lucia non è normale perché il suo mondo è fatto di persone troppo normali. Il marito che lavora molto e ha consumato quasi con noia una relazione extraconiugale. Il figlio preadolescente tutto concentrato sulle sue attività. La socia del negozio di fiori in cui lavora, preoccupata dell’età che avanza. I suoi genitori che comunicano più col telecomando che fra di loro.
C’è un enorme dolore che pesa, nel passato di Lucia. Insieme a questo, la normalità dell’indifferenza quotidiana che la sta a poco a poco sommergendo. Cercherà un primo strappo di autonomia nell’iscrizione a un corso di guida, nel quale conoscerà una giovane compagna che, sola, sembra avere qualche slancio di vita e, soprattutto, un istruttore di grandissima umanità. (Nota di merito al casting e alla regia per aver chiamato a interpretare il ruolo un attore bravissimo come Paolo Sassanelli).
Solamente Lucia, in questo Nord nonostante tutto ancora ricco e che sembra aver perso l’anima, dimostrerà di non trovar per niente normale che un giovane come il magrebino Feysal viva per strada vendendo oggetti di nessuna utilità, senza neanche la possibilità di avere un farmaco in caso di malattia. Così un suo semplice gesto di accoglienza diventerà la chiave per cambiare in modo radicale la sua vita, rifiutando la banalità dei piccoli egoismi quotidiani. Isabella Ragonese, già protagonista del primo film di Giorgia Cecere, lavora sul personaggio di Lucia con una dedizione e una profondità esemplari. È come se ci volesse far scoprire, a poco a poco, la ricchissima umanità della giovane donna attraverso piccoli ma decisivi spostamenti dello sguardo e del corpo, che si apre di scena in scena ad un respiro più ampio.
E le due ragazze che s’inseguono in bicicletta nelle primissime immagini verranno evocate in veste diversa e a questo punto rischiarante, in un sogno finale, che non acquieta con false consolazioni, ma rende conto di una possibile, non certa, ma intravedibile vita altra.