L’atteso sequel di Top Gun non delude gli appassionati
È arrivato in sala un altro sequel che sta facendo molto parlare di sé: Top Gun: Maverick
È arrivato in sala un altro sequel che sta facendo molto parlare di sé: Top Gun: Maverick. Pellicola attesissima anche per i numerosi rinvii che l’uscita ha subito a causa dell’emergenza sanitaria. E si può dire, con grande piacere, che davvero questo sequel è la degna prosecuzione del film cult del 1986 Top Gun.
Innanzitutto, Joseph Kosinski alla regia riesce a creare un’opera in perfetta continuità rispetto alla precedente, con il grande vantaggio di una tecnologia molto più avanzata: la possibilità di inserire delle macchine da presa negli abitacoli dei caccia gli ha permesso di portare sullo schermo sequenze mozzafiato con riprese e fotografia di livello molto elevato.
Anche la storia ha un suo rilievo per lo spazio che riesce a dare all’approfondimento psicologico dei personaggi. Il protagonista, Pete “Maverick” Mitchell, diventato pilota esperto e maturo tanto quanto in tattiche di guerra, viene richiamato in servizio per fare da istruttore alla scuola Top Gun per addestrare i cadetti in vista di una importante missione per la protezione della nazione. Addestramento che mette in mostra, ben lungi dal personaggio competitivo e pieno di sé del primo film, il carattere collaborativo sviluppato e necessario ai piloti che si trovano in zone di combattimento. Il protagonista, poi, si vede messo di fronte ad un altro aspetto che ne mostra il percorso di crescita fatto: il desiderio di una stabilità affettiva che cresce in lui rincontrando la sua vecchia fiamma Penny Benjamin e la volontà di paternità nei confronti del figlio del vecchio amico e collega “Goose” Bradshow (morto in combattimento sull’aereo pilotato dallo stesso Maverick).
La semplicità della sceneggiatura ben congegnata con l’ottima interpretazione del cast riescono a conferire al film uno spessore che raramente si riesce a trovare in un blockbuster.
Non mancano, sempre in continuità con il precedente film, i toni “americani”: rendere grande il proprio Paese con la vittoria contro un nemico (che è solo un nemico, senza nessun altro tipo di connotazione o descrizione), la disciplina e il gioco di squadra per superare le paure. La colonna sonora firmata da Hans Zimmer, infine, conferisce al tutto un ritmo e un pathos davvero azzeccatissimi.
Insomma, un ottimo film, equilibrato e ben armonizzato con il suo datato predecessore. Capace di emozionare il pubblico di quelli che erano giovani negli anni ‘80 come anche le nuove generazioni che poco conoscono del film che ha “consacrato” Tom Cruise come attore del grande schermo.
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