Il dramma dei migranti con la speranza per il domani
Io Capitano
(Italia-Belgio 2023)
Regia: Matteo Garrone
Con: Seydou Sarr, Moustapha Fall, Issaka Sawagodo
Durata: 121 minuti
Valutazione Cnvf: consigliabile/problematico/adatto per dibattiti
In un tempo dove non mancano notizie di migliaia di persone che sbarcano sulle coste italiane, Matteo Garrone realizza un film che racconta qualcosa di questo fenomeno. Non un documentario, ma quasi un romanzo di formazione che si realizza durante un lungo e difficilissimo viaggio. Un film in cui si potrebbe addirittura vedere la versione attualizzata della celebre favola di Pinocchio, da lui diretta nel 2019.
La storia narra di Seydou, ragazzo di sedici anni, che abita a Dakar, in Senegal. Vive senza particolari difficoltà con la madre vedova e le sorelline. Ha un grande desiderio: migrare in Italia con suo cugino Moussa per sfondare nel mondo della musica. Smette di frequentare la scuola (lasciando la famiglia all’oscuro della cosa) e va a lavorare in un cantiere per raccogliere i soldi necessari al viaggio verso la Libia, attraverso il Mali e il Niger. Quando accenna della cosa alla madre, trova resistenza: decide però di partire comunque, di nascosto, per intraprendere il lunghissimo viaggio. Più volte subiranno rapine e torture, soffriranno la sete nel deserto, rischieranno molto a causa dei “bianchi” come anche per mano di alcuni dei loro conterranei.
I premi ricevuti (Leone d’argento alla regia e Premio Mastroianni per il miglior attore emergente al Festival di Venezia) e la grande acclamazione della critica attestano l’alta qualità del film.
La capacità di Garrone di coinvolgere il pubblico in questa storia, attraverso lo sguardo di un attore emergente, è davvero grande. La fotografia, firmata da Paolo Carnera, conferisce alle inquadrature una luminosità brillante, senza mai accecare.
Stupisce, inoltre, il forte contrasto che si crea attraverso la scelta di mostrare da una parte paesaggi naturali sempre in pace (tanto il deserto quanto il mare) e armonici, quasi il luogo ideale per ritrovare se stessi. Dall’altra, gli esseri umani diventano il vero problema: torturatori e carnefici gli uni degli altri quelli che si incontrano durante il tragitto, egoisti e un po’ litigiosi quelli che si trovano sulla barca.
Pellicola capace di emozionare in profondità, senza dare allo spettatore l’occasione di compatire i protagonisti. Forse muove di più verso la comprensione della motivazione di fondo che spinge tanti a partire: la speranza. Speranza non tanto di una condizione di vita migliore, quanto piuttosto di aumentare le possibilità di realizzare i propri sogni. Un film che non cambierà certamente il mondo e non risolverà il problema che affligge il Mediterraneo, ma sicuramente può aiutare a cambiare punto di vista sul complesso e imponente fenomeno migratorio.
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