Don Zandonà: «Parto con un bagaglio di esperienze e uno zaino di incontri»
di MARTA BICEGO
Il saluto commosso dalle parrocchie di Roverè e San Vitale
di MARTA BICEGO
Circondato dai suoi chierichetti, dai quei giovani che da subito ha coinvolto e accolto nell’abbraccio del Signore. Con il sorriso della riconoscenza e le lacrime di una commozione sincera, domenica scorsa don Matteo Zandonà si è congedato dalle parrocchie di Roverè e San Vitale. Qui il “don” 37enne era arrivato cinque anni fa, diventando coordinatore dell’unità pastorale Lessinia-Valsquaranto, dopo essere stato vicario parrocchiale a Grezzana e Valeggio oltre ad aver maturato un’esperienza nell’associazione Familiaris Consortio, nella diocesi di Reggio Emilia-Guastalla. Fino all’arrivo in Lessinia, nelle cui terre alte è destinato a rimanere.
Sarà il 7 ottobre, alle 19, la Messa del suo insediamento nell’unità pastorale di Sant’Anna d’Alfaedo: otto parrocchie, per un nuovo servizio.
Numerosi i fedeli presenti nella chiesa parrocchiale intitolata a San Nicolò: dai familiari di don Matteo al sindaco Stefano Marcolini, dagli alpini della locale sezione ai rappresentanti delle associazioni di volontariato, tra cui l’Unitalsi, e tanti giovani. Ad essi il sacerdote ha affidato alcune riflessioni ispirate dalla lettura delle parabole della misericordia: in particolare la terza, che riguarda il padre misericordioso e il suo agire nei confronti del figlio che si risolve nell’abbraccio di Dio «che auguro a tutti voi di sperimentare». Tanti i «grazie» pronunciati al termine della celebrazione eucaristica. Innanzitutto nella lettera scritta dai chierichetti: “Ci hai fatto sentire importanti, assegnando a ciascuno di noi un compito adeguato alla nostra età”. Hanno ricordato la generosità, scandita da dolci ricompense; la capacità di far gruppo nel condividere la colazione in canonica. “Per noi questi gesti rappresentano qualcosa di grande – hanno sottolineato –: ci fanno sentire importanti per la nostra parrocchia. Sentiremo la tua mancanza, ma ti assicuriamo che quello che ci hai trasmesso lo conserveremo in futuro”.
Riconoscenza manifestata poi dai parrocchiani: «Sei stato quello che potremmo definire un cambiamento climatico esterno. Hai iniziato a scrivere pagine che spetterà a noi continuare». Sui passi di un cammino che contempla il mettersi in discussione. «A te la nostra preghiera affinché il Signore e il suo Santo Spirito siano sempre i tuoi sandali, il tuo bastone, il tuo mantello e la tua parola. Ricordati di noi e prega per le nostre famiglie».
E «grazie» l’ha voluto pronunciare il sacerdote, con commozione, sussurrando che avrebbe potuto «fare di più». Quindi ha chiesto perdono: «A quanti posso avere ferito coi miei ritardi, le insistenze, le manie, le mie mancanze. Ho pensato molto in questa estate turbolenta a ciò che ho costruito, realizzato e lascio in eredità». La chiesa è stata luogo di incontri e condivisione, di porte aperte e progetti, di sogni e gioie: «In questa prospettiva, parto da questa unità pastorale portando con me un bagaglio di esperienze e uno zaino di incontri. Lascio comunità che hanno e possono dare molto». Per disponibilità, partecipazione, sincerità, autenticità, risorse. «Parto sereno ma sarei rimasto qui altri cinque anni», ha ammesso. Con una confessione: «Mi spaventa, e non poco, la nuova missione ma confido nella vostra preghiera. So che alcuni legami resteranno». Ai parrocchiani don Matteo ha lasciato dei regali. Un santino con l’immagine del Sacro Cuore e, ai più giovani, una piccola colla «per ricordarci – ha concluso – che il nostro collante è la preghiera. Con essa, sebbene dispersi e lontani, siamo nel cuore di Gesù».
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