Quelle zone umide della Terra preziose per animali e uomini
Nel Veronese è sotto tutela l’oasi Valle Brusà, resto di una più vasta area paludosa
Mercoledì 2 febbraio si svolge l’annuale Giornata mondiale delle zone umide, fissata nell’anniversario della firma della cosiddetta Convenzione di Ramsar. In questa città dell’Iran, situata sul mar Caspio a circa 250 km a nord di Teheran, si riunirono nel 1971 un gruppo di rappresentanti di governi, organizzazioni internazionali e istituzioni scientifiche per mettere a tema l’importanza per tutta l’umanità di salvaguardare le zone umide, ovvero paludi, acquitrini, torbiere, bacini.
Accanto a questa prima attenzione, ne emerse subito un’altra: quella riguardo gli uccelli acquatici, cioè quelli che sono ecologicamente dipendenti dalle zone umide e che si spostano stagionalmente attraverso i continenti per raggiungere storici siti di nidificazione e svernamento. In un periodo in cui le informazioni e le conoscenze erano più limitate e di più difficile scambio, fu una grande novità e di fatto risulta il primo vero trattato intergovernativo riguardante gli ecosistemi.
Da subito fu evidente che la sfida era enorme, ma si doveva fare di tutto per raggiungere almeno l’obiettivo di tenere aperto il dibattito e il confronto, a partire dai successi ed insuccessi dei singoli Stati.
Negli anni hanno aderito alla Convenzione 171 Paesi, che hanno individuato in totale 2.412 siti per una superficie complessiva di 254.467.869 ettari. La ratifica da parte dell’Italia è stata fatta nel 1976 e poi ripresa nel 1987, quando sono diventati attuativi alcuni strumenti di monitoraggio e gestione. Viene così salvaguardata una superficie totale di 73.308 ettari in 56 siti individuati, tra cui dal 27 settembre 2010 l’oasi Valle Brusà - Vallette, a sudovest dell’abitato di Cerea. Estesa per 117 ettari, è una zona depressa e torbosa, creata dal perenne scorrere di un antichissimo ramo del fiume Adige, oggi in pratica sostituito dal Menago. Di fatto è tutto ciò che rimane di una ben più ampia zona paludosa che fino a poco più di duecento anni fa copriva una superficie di circa 2.200 ettari e che sosteneva la popolazione locale attraverso la pesca, la caccia e la lavorazione di piante acquatiche come larici e canne.
Qui nidificano in particolare alcune specie protette di uccelli come il tuffetto, il tarabusino, l’airone rosso, a cui si è aggiunto negli ultimi anni l’airone bianco, insieme ad altri volatili che hanno trovato casa grazie al recente ripristino ambientale.
Per tenere desta l’attenzione nel tutelare loro e le riserve d’acqua a cui si riferiscono, nel 1997 venne istituita la Giornata che nell’idea degli organizzatori risulta una vera e propria “chiamata all’azione”. In questa edizione 2022 viene evidenziato, in particolare, come in 45 anni (1970-2015) si è perso il 35% delle zone umide, mentre dal XVIII secolo è diminuito dell’85% il numero degli uccelli acquatici.
Tutto questo significa per il pianeta e per le persone scarsità d’acqua dolce, maggior esposizione a inondazioni ed eventi meteorologici estremi, declino della biodiversità e insicurezza alimentare.
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