Una giornata particolare
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La solidarietà, quel collante che aiuta gli uomini a essere migliori

Il 20 dicembre si celebra la Giornata internazionale della solidarietà umana, istituita dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2005

La solidarietà, quel collante che aiuta gli uomini a essere migliori

Nelle settimane scorse, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, rivolgendosi all’Associazione nazionale Comuni italiani, ha sottolineato come la pandemia tenda a dividere (i singoli cittadini, le diverse fasce d’età o di ricchezza, le istituzioni), ma che solo una programmazione e un’azione comune può far ripartire l’Italia. Ha puntualizzato: «Dobbiamo far ricorso al nostro senso di responsabilità, per creare convergenze e collaborazione tra le forze di cui disponiamo perché operino nella stessa direzione. Anche con osservazioni critiche, sempre utili, ma senza disperderle in polemiche scomposte o nella rincorsa a illusori vantaggi di parte, a fronte di un nemico insidioso che può travolgere tutti. La libertà rischia di indebolirsi quando si abbassa il grado di coesione, di unità tra le parti».
Parole non nuove per un capo di Stato e non solitarie nell’attuale situazione storica e sociale, ma evidentemente questa è la vera sfida. Ci viene rilanciata anche dalla Giornata internazionale della solidarietà umana (20 dicembre) voluta dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2005. Il contesto e le prospettive erano evidentemente diverse – in particolare si parlava di sradicamento della povertà –, ma nella risoluzione 60/209 veniva messo per iscritto come i capi di Stato e di governo avessero identificato la solidarietà come uno dei valori fondamentali e universali che dovevano essere alla base delle relazioni tra i popoli nel XXI secolo. Veniva anche esplicitata la necessità che si esprimesse soprattutto in presenza di catastrofi naturali (uno dei grandi limiti allo sviluppo), ma senza porre limiti ad altre circostanze.
Papa Francesco, nella prima udienza generale con la presenza di fedeli – 2 settembre 2020, 189 giorni dopo la sospensione per lockdown – ha debuttato dicendo: «L’attuale pandemia ha evidenziato la nostra interdipendenza: siamo tutti legati, gli uni agli altri, sia nel male che nel bene. Perciò, per uscire migliori da questa crisi, dobbiamo farlo insieme. Insieme, non da soli, insieme. Da soli no, perché non si può! O si fa insieme o non si fa. Dobbiamo farlo insieme, tutti quanti, nella solidarietà. Questa parola oggi vorrei sottolinearla: solidarietà».
Quindi ha marcato alcuni passaggi fondamentali che l’umanità deve fare in questa direzione: primo passo è uscire dalla logica della dipendenza di alcuni da altri; secondo è far memoria dell’interdipendenza (che ha alla base l’origine comune da Dio, l’abitare una casa comune, la destinazione comune in Cristo); terzo passo è assumere il principio della solidarietà. Il che vuol dire pensare in termini di comunità e mettere il bene di tutti rispetto all’arricchimento di alcuni.
Alcuni ideologicamente potrebbero trovare ragioni per accusarlo di comunismo o allineamento agli ambenti radical chic di oggi (con il cuore a sinistra e il portafoglio a destra); ma anche su questo è evidentemente in linea con millenni di pensiero cristiano e, ancor più indietro, di riflessione autenticamente umana.

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