La lenta tartaruga che si avvia velocemente all’estinzione
Il loro peggior nemico è l’uomo con il suo inquinamento
Sarà per la serenità che trasmettono, per le forme dolci o la presenza universale, ma non ci sono probabilmente animali più presenti nei fumetti e nei cartoni animati delle tartarughe. Tra le prime sicuramente c’è Br’er Turtle (fratel Tartaruga), uno degli animali umanizzati protagonisti della raccolta di narrazioni fiabesche a firma Joel Chandler Harris (1845-1908); forte denuncia contro lo schiavismo e ogni forma di discriminazione, giunse in Italia negli anni Trenta del XX secolo con il titolo Le storie dello zio Remo. La tartaruga non fu ripresa nella versione cinematografica voluta da Walt Disney nel 1946 (Song of the South, in Italia I racconti dello zio Tom) che con la sua tecnica mista (attori veri e soggetti disegnati) ottenne tre premi Oscar nel 1948 e accuse di revisionismo in anni recenti. Le tartarughe ebbero la loro riscossa con Churchy La Femme (nel fumetto Pogo), Toby (nella versione disneyana di Robin Hood) senza contare ovviamente il quartetto ninja Leonardo, Raffaello, Donatello, Michelangelo. Calcolando anche le presenze più recenti in Kung Fu Panda (il maestro Oogway) e Alla ricerca di Nemo (in particolare con Crush e il figlio Squirt) si arriva secondo gli esperti a oltre 50, viste anche le partecipazioni in favole e tradizioni locali. Nella realtà, invece, si classificano più di 300 specie (circa 250 acquatiche, 60 terrestri e 7 marine) e si pensa ne esistano tra i 33mila e i 100mila esemplari. La Giornata mondiale delle tartarughe (23 maggio) ci ricorda che il nemico con cui esse hanno quotidianamente da combattere non sono gli immaginari Shredder o Tai Lung, ma molto più realisticamente le cattive azioni degli umani. Con un po’ di enfasi catastrofistica tipica di questa nostra epoca, alcuni dicono che questi esseri viventi hanno saputo superare ogni situazione in 250 milioni di anni, ma la sfida più grande è giunta 200mila anni fa con la comparsa dell’uomo. Il rischio per quelle che abbiamo in casa sono soprattutto cibi e temperature non appropriate, oppure il costringerle a condividere gli spazi con altri esemplari (magari addirittura di specie esotiche) o animali domestici. Per quelle in natura è soprattutto l’inquinamento e la contaminazione del loro habitat: in terra per gli inquinamenti e l’espansione dell’agricoltura e dell’urbanizzazione, in mare per l’abbondanza del materiale plastico (che procura in molti casi delle vere e proprie indigestioni che possono portare alla morte), frutto dei rifiuti non opportunamente custoditi o delle porzioni di reti o lenze da pesca, che vengono perse o abbandonate nelle nostre acque. L’umanità negli ultimi decenni è diventata anche la migliore alleata delle tartarughe. Solo guardando all’Italia, sono presenti decine di centri per il recupero e la riabilitazione di quelle marine, 28 reparti specializzati dei carabinieri che gestiscono 130 riserve naturali statali e 19 aree demaniali, un esercito di volontari, sempre più formati, che sono quotidianamente in azione sul territorio nazionale.
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