Senza sacchetti di plastica per la spesa si può stare, e anche bene
Si celebra il 12 settembre il “No-Plastic bag Day”, che in maniera più semplice possiamo chiamare la giornata mondiale senza sacchetti di plastica
Si celebra il 12 settembre il “No-Plastic bag Day”, che in maniera più semplice possiamo chiamare la giornata mondiale senza sacchetti di plastica. A promuoverla, a partire dal 2009 è la società inglese non profit Mcs (The Marine Conservation Society), fondata nel 1983 e dedicata con diverse iniziative e molti finanziamenti alla conservazione dell’ecosistema marino. Sue Kinsey, il capo progetto del programma di antinquinamento, la presentava come occasione per “dimostrare che è possibile con la prevenzione eliminare facilmente una fonte di inquinamento da plastica che è la piaga di tutti i paesaggi e una reale minaccia per la fauna marina”. In quegli anni si calcolava che, nel mondo, ogni minuto si utilizzassero un milione di sacchetti (quasi uno al giorno per ogni cittadino europeo!), per una durata media di 20 minuti prima di essere abbandonato e finire in una montagna da 25 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica, con basso tasso di riciclo (meno del 30%), lungo smaltimento (oltre un secolo in discarica) e alto rischio di finire nei campi o in mare e diventare cibo per animali di diversa specie e taglia (soprattutto tartarughe marine, delfini e balene). In questa battaglia l’Unione Europea si è dimostrata attenta e all’avanguardia, con una norma fortemente restrittiva del 2016, nonostante fosse un grande produttore di borse di plastica (circa 100 miliardi all’anno). L’Italia, che consumava circa 20 miliardi di buste di plastica ogni anno, ha recepito le indicazioni l’anno successivo, con norme ancora più restrittive e dopo un’inevitabile bagarre tra partiti. In questo modo, dal 1° gennaio 2018, i diversi negozianti non hanno più potuto fornire ai clienti borse di plastica, con o senza manici, e si sono dovuti inserire in un processo di riduzione di quelle fornite per i prodotti alimentari sfusi. Sembrava una sfida impossibile, ma in breve sono arrivate le buste in materiale ultraleggero, totalmente biodegradabili, riciclabili o lavabili, che inizialmente hanno portato alcuni a non avere particolare cura nell’abbandonarle: anche se sono ecologiche ci mettono anni a decomporsi! L’inventiva umana, poi, ne ha fatto anche un terreno di marketing, un modo per diffondere campagne sociali e una sfida estetica, immettendo sul mercato sacchetti con varie possibilità di riutilizzo, differenti design e materiale diverso: cartone, tessuto, fibre naturali (canapa, bamboo, juta), in rete di cotone. Insomma, il 12 settembre segna un’occasione per ravvivare l’impegno ecologico – che rilancia tra l’altro la scelta di cibi non confezionati e senza imballaggio in plastica –, ma anche per dirci che come umanità siamo capaci di fare passi importanti verso il bene comune. Magari concentrandosi tutti su una cosa semplice come un piccolo sacchetto, un gesto rispetto al quale alcuni gradassi potrebbero sentirsi superiori. Ma come scriveva lo scrittore britannico Gilbert Keith Chesterton (1874 – 1936): “È l’uomo umile che fa le grandi cose, è l’uomo umile che fa le cose audaci”.
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