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“Andare alle Canarie”

“Andare alle Canarie”, per molti è il sogno di una vacanza particolarmente suggestiva, uno status sociale e una grande occasione di divertimento, oltre che per procurare invidia agli altri...

Parole chiave: Editoriale (403), Luca Passarini (96)
“Andare alle Canarie”

“Andare alle Canarie”, per molti è il sogno di una vacanza particolarmente suggestiva, uno status sociale e una grande occasione di divertimento, oltre che per procurare invidia agli altri. Canarie vuol dire temperature eccezionalmente miti, poca pioggia nei mesi estivi, venticello ristoratore, possibilità di fare il bagno in ogni periodo dell’anno, surf, kayak, snorkeling con le tartarughe e altri animali marini.
“Andare alle Canarie”, per papa Francesco è un desiderio manifestato ai giornalisti sul viaggio aereo di ritorno dall’Oriente. Per il Pontefice si tratta di poter visitare il luogo di tante migrazioni e di altrettanto dolore: nel 2023 sono sbarcate su queste coste circa 40mila persone, soprattutto da Mali e Senegal, tra cui moltissimi minorenni non accompagnati da adulti. Per questi ultimi non è garantita nessuna delle tutele speciali previste e, in generale, a 30 anni dai primi arrivi in questa comunità autonoma della Spagna, non si è ancora predisposto un modo dignitoso di dare accoglienza.
Il tema delle migrazioni è stato al centro di altri scambi di battute con i giornalisti in aereo, con il Papa a sottolineare più volte come la Bibbia ricordi che l’orfano, la vedova, lo straniero – ovvero il migrante –, abbiano un posto privilegiato nei pensieri e nella cura di Dio, e lo stesso è chiamato a fare il popolo. Per questo, ha rimarcato Francesco, è grave ogni politica che vuole eliminare o limitare il diritto alla migrazione, così come il negare la possibilità di un futuro a chi arriva in un nuovo Stato. A domanda specifica, con uno sguardo alle prossime elezioni americane, lo ha messo sullo stesso piano del diritto alla vita del nascituro, spesso violato dall’aborto, che ha ricordato essere un vero e proprio assassinio, per quanto questa parola possa urtare.
Migrazioni, vita, ma anche pace e cura dell’ambiente hanno un unico fondamento, la fraternità, per la quale papa Francesco ha richiamato l’abbraccio in “Arena di pace”, a Verona lo scorso 18 maggio, tra l’israeliano Maoz Inon, al quale sono stati uccisi i genitori da Hamas il 7 ottobre, e il palestinese Aziz Sarah, al quale l’esercito israeliano ha ucciso il fratello. Una fraternità che, però, non deve rimanere solo un’immagine né limitarsi a “parola al vento”.

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