Doti straordinarie e umane inquietudini di un servitore dello Stato
Sul piccolo schermo i servitori dello Stato godono di buona reputazione non solo perché svolgono sempre al meglio il loro dovere, ma anche perché permettono di assicurare ottimi ascolti. Anche Il commissario Ricciardi s’inserisce a buon diritto in questa lunga schiera di poliziotti e carabinieri pronti a indagare sull’ultimo misfatto capitato
Sul piccolo schermo i servitori dello Stato godono di buona reputazione non solo perché svolgono sempre al meglio il loro dovere, ma anche perché permettono di assicurare ottimi ascolti. Anche Il commissario Ricciardi s’inserisce a buon diritto in questa lunga schiera di poliziotti e carabinieri pronti a indagare sull’ultimo misfatto capitato. Le sei storie ora portate in televisione s’ispirano ai racconti omonimi, frutto della fantasia di Maurizio de Giovanni, autore anche di altri successi targati Rai come I bastardi di Pizzofalcone e la recentissima Mina Settembre.
L’ambientazione della serie è ancora una volta il Mezzogiorno d’Italia e precisamente la Napoli degli anni ’30 del secolo scorso. Nel bel mezzo dell’era fascista questo poliziotto, prima che la madre morisse, ha ricevuto da lei un “dono” che ha del paranormale: poter conoscere che cosa una persona morta in una tragedia per omicidio o incidente negli ultimi istanti prima della fine abbia potuto dire o pensare in cuor suo. Questo straordinario “potere” da un lato lo aiuta a indirizzare al meglio le indagini per scoprire gli assassini dell’ultimo malcapitato, ma dall’altro gli complica il lavoro, risultandogli difficile spiegare perché punti decisamente su una persona per scoprire l’omicida o per capire come siano realmente accaduti i fatti. Proprio per questo Ricciardi ha un carattere schivo e introverso, senza alcun tipo di vita mondana; anzi, decide di rinunciare a farsi una propria famiglia, castigando così il proprio affetto platonico verso la sua dirimpettaia.
La stragrande maggioranza delle scene è girata con luce soffusa, in una grande gamma di chiaroscuri che ben si accompagna al carattere del protagonista molto spesso venato di una forte malinconia. Ricciardi, consapevole del proprio pessimismo circa la sua vita privata, sa anche con inaspettato calore umano riconoscere quanto di bello possa capitare alle persone che gli vogliono bene. Anche se probabilmente non corrisponde al vero, la ricostruzione del clima e del calore della città partenopea riesce quanto mai accattivante. Lino Guanciale (nella foto) regala in tal modo ai suoi tanti ammiratori una nuova bella interpretazione che gli permette di presentare un personaggio diverso da quelli finora molto spesso interpretati di uomini altezzosi e sciupafemmine.
La regia di Allessando D’Alatri confeziona un buon sceneggiato godibilissimo che con quasi il 25% di share ne dichiara indubbiamente il successo, non tanto perché il commissario azzecca ogni inchiesta, ma perché mette in scena l’inquietudine e la paura di molti.
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento