Storie di lavoratori sfruttati e malpagati
Caritas Italiana
Vite sottocosto. 2° rapporto Presidio
Aracne - Roma 2018
pp. 432 - euro 20
“Lo sfruttamento lavorativo è una piaga nazionale che taglia trasversalmente il nostro Paese, una condizione diffusa che di frequente opprime uomini e donne, non di rado appartenenti alle fasce sociali più vulnerabili e purtroppo sempre meno tutelate”.
Il volume Vite sottocosto parla di queste donne e di questi uomini. Edito dalla romana Aracne, curato da Piera Campanella, docente di diritto del lavoro all’Università di Urbino, e coordinato da Manuela De Marco, legale presso l’ufficio Politiche migratorie e Protezione della Caritas, il testo riporta la seconda edizione del rapporto “Presidio”, progetto voluto da Caritas Italiana nel 2014 per garantire strutture permanenti di ascolto, orientamento e tutela dei lavoratori vittime di sfruttamento lavorativo.
Attivato in dieci Caritas diocesane distribuite da Nord a Sud, il progetto ha assistito, dal 2014 al 2018, circa 5mila lavoratori stranieri, aiutati soprattutto nei presidi di Ragusa (20% del totale), Foggia (18%) ed Acerenza, in provincia di Potenza (10,3%).
Gran parte dei lavoratori, impiegati nel settore agricolo (ma non manca chi opera in quello dell’edilizia, del settore domestico e nel commercio), è composta da uomini, che rappresentano l’87% del totale, mentre le donne sono il 13%. Rispetto al precedente rapporto, nel volume si evidenzia un’accresciuta presenza femminile, concentrata prevalentemente nella provincia di Ragusa (62% del totale). Si tratta di lavoratrici e lavoratori giovani: l’età media è infatti pari a 34 anni e il 3,6% è addirittura costituito da minori.
47 le nazionalità registrate, con prevalenza di persone provenienti dal Burkina Faso, dal Mali, dal Gambia e dalla Tunisia. Oltre a questi c’è una quota di lavoratori comunitari, provenienti da Romania e Bulgaria, pari al 17% del totale. Il livello di scolarizzazione è particolarmente basso.
Il libro che Caritas Italiana ha voluto dedicare “a tutte le vittime che hanno pagato con la propria vita il prezzo dello sfruttamento lavorativo”, permette di analizzare quel che accade in Italia anche dopo l’emanazione della legge 199 che, il 29 ottobre 2016, ha inteso rendere più duro il contrasto ai fenomeni del lavoro nero e dello sfruttamento lavorativo. “L’idea diffusa che il lavoro in agricoltura, soprattutto quando è svolto da alcune categorie, come i lavoratori stranieri, possa essere trattato al di fuori di ogni tutela e garanzia, non è più accettabile. La dignità delle persone non può essere svenduta per qualche centesimo in meno al banco del mercato.
Solo i nostri comportamenti, quindi, potranno contaminare positivamente quei meccanismi della filiera davanti ai quali oggi sembrano tutti impotenti: la politica, i consumatori, le parti sociali”, si legge nelle conclusioni del testo.
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